S. Floro, dopo gli orti di famiglia ora il Mulino a pietra. E i soldi li mette il web.

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Immagine dal profilo fb di Stefano Caccavari
Stefano Caccavari
Stefano Caccavari

Avevamo lasciato Stefano Caccavari ad agosto a far conoscere al mondo – complice anche il passaggio di attori e personaggi del Magna Graecia Film Festival, accompagnati dal direttore Gianvito Casadonte che è uno dei suoi più grandi fan – gli orti di famiglia di S. Floro, a pochi chilometri da Catanzaro e dalla costa ionica. Un progetto che ha dato alle famiglie del catanzarese la possibilità di mangiare in modo sano le verdure ritrovando gusto e sapore genuino di una volta, attraverso la geniale idea di coltivare un orto lì a S. Floro per ogni famiglia che “l’affitta”. E che poi una volta a settimana, generalmente nel weekend, può andare a raccogliere i frutti del proprio orto, delimitato da canne con targhetta personalizzata con il nome. Un’attività divertente e senza sforzo, nella quale le famiglie vengono aiutate a raccogliere le verdure al momento giusto. E che ha permesso già a oltre cento nuclei familiari sul territorio di mangiare verdure naturali, biologiche, senza pesticidi né concimi chimici. Una “svolta”, o una “figata”, come l’ha definita l’attore Riccardo Rossi in questo video. E soprattutto un modo di valorizzare S. Floro come territorio a vocazione agricola, sottraendolo a speculazioni edilizie e tentativi (sconfitti) di farci la discarica di Battaglina, che sarebbe stata una delle più grandi d’Europa.

Immagine dal profilo fb di Stefano Caccavari
Le macine “La Fertè”

Ma Stefano Caccavari, studente di economia alla Umg, evidentemente non è tipo da dormire sugli allori ed ecco che nasce l’idea – complice un mulino a pietra in vendita nel crotonese, definito l’ultimo mulino della Calabria, in realtà poi non più acquistato – di mettere in piedi il primo mulino a pietra, con forno, per la produzione di farina di grano antico, interamente biologico, e soprattutto interamente finanziato da Mark Zuckenberg, ovvero da una raccolta fondi partita su facebook per l’acquisto di due antiche macine (“La Fertè”, nei secoli sinonimo di alta qualità). “La raccolta è ancora in corso ma ha già ottenuto risultati strabilianti, siamo al 60% circa, servono 200 mila euro da investire per metà nel mulino, e per il resto nella messa a punto del progetto, che darà lavoro da subito a tre persone, oltre a tutta la filiera contadina del grano”, spiega all’Esuberante.it Stefano Caccavari. “Mi hanno chiamato persone che non conoscevo pronte a firmare assegni da 10 mila euro, mi hanno sostenuto anche dall’estero. Io cerco o soci di capitali disposti a investire nella start up agricola, o famiglie che vogliano acquistare farina per quote-kit da 250 euro”. Una farina che per la qualità e la lavorazione ha già richiamato l’attenzione di esperti e ristoratori da tutta Italia, con prenotazioni arrivate da alcune rinomate pizzerie romane e torinesi, come scrive Food24 del Sole24Ore che oggi gli dedica la cover.

Le pietre La Fertè
Le pietre La Fertè

“Tutte le persone che ci sostengono, ci apprezzano e finanziano sono accomunate da un grande e forte interesse a mangiare sano e recuperare il contatto con la tradizione e la nostra terra, terra che deve valorizzare il meglio di quello che ha, cioè il suo impressionante potenziale agricolo”, conclude Caccavari. Che prevede di riuscire a partire già a luglio con il mulino. E allora sì che la festa del grano non sarà la festa solo di un imprenditore illuminato che ha avuto l’idea giusta, oggi che il 50% del grano che mangiamo arriva dall’estero, ma della Calabria migliore che innova e vince con l’hi-tech e la comunicazione social al servizio dell’eccellenza e della tradizione. E che non ha bisogno di fare le valigie per trovare lavoro, anzi ne crea di nuovo su uno splendido territorio salvato dal cemento e restituito alla natura.

Teresa Pittelli

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