Donazione cordonale: è davvero giusto privare il neonato di una quantità importante del suo sangue?

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Sapevate che una quantità fino a circa un terzo del sangue di un bambino che nasce gli viene sottratto spesso e volentieri, attraverso il taglio immediato del cordone ombelicale? Anche per scopi in teoria solidaristici come la donazione delle cellule staminali contenute nel sangue cordonale o la loro crio-conservazione. Ma può un piccolo neonato, in un momento così delicato come quello della nascita – in cui ha bisogno di tutte le sue risorse per adattarsi alla vita fuori dall’utero, risorse per questo scopo predisposte dalla natura – essere suo malgrado “donatore”, quando la stessa legge italiana vieta la donazione di sangue ai minori di 18 anni? E come mai nella donazione solidaristica, comunemente promossa nelle strutture ospedaliere (anche perché rientra addirittura nel codice deontologico delle ostetriche) solo il 3% circa delle donazioni viene effettivamente ritenuto idoneo e conservato nelle apposite banche del sangue, mentre ben 97 sacche su 100 vengono scartate ed eventualmente immesse in un circuito di vendita alle case cosmetiche o farmaceutiche? Tutte domande poste dal documentario Sangue del suo sangue di Amyel Garnaoui con Angelo Loy, proiettato sabato scorso nella sala Giuditta Levato del Musmi all’interno del Bioparco di Catanzaro, con il patrocinio della Provincia (in copertina si può vedere il teaser). La proiezione è stata organizzata dalle associazioni Innecesareo e Acquamarina in collaborazione con il Csv di Catanzaro.

foto 2“Mille euro il costo per ogni sacca di sangue cordonale donata. Circa diciassettemila il costo medio della stessa sacca se immessa sul mercato. Un business sulla pelle del neonato? Non se ne hanno le prove. Ma il documentario lascia spazio a parecchi dubbi e interrogativi”, ha chiarito Licia Aquino, ostetrica di lungo corso dell’ospedale Pugliese di Catanzaro e presidente Acquamarina. Nella videoinchiesta si mette in proposito in evidenza il numero esoso, ben 19, di banche che conservano il sangue in Italia, quando secondo l’autrice “ne basterebbero una o due”. L’Italia, in effetti, è uno dei paesi più attivi nella promozione e realizzazione della donazione. E il neonato in tutto questo? Il neonato alla nascita ha bisogno di ricevere il sangue e l’ossigeno che vengono ancora immessi nel suo organismo dalla placenta. Secondo gli esperti consultati nel documentario “sangue e cellule staminali della placenta devono andare al bambino, perché tra gli effetti del clampaggio immediato del cordone risultano distress respiratorio, minor funzionalità del cuore e del cervello, minori riserve di ferro e un’aumento fino a sette volte delle possibilità di emorragia materna”. La donazione del cordone però, per essere efficace, secondo gli esperti richiederebbe un taglio del cordone entro il primo minuto.

Ecco perché la sua promozione standardizzata, ora sostenuta anche da un disegno di legge in discussione in parlamento, sembra in contrasto con la promozione del benessere e della salute neonatale. Almeno secondo Cordin, il comitato presieduto da Elena Skoko che si batte per il rispetto dei diritti dei neonati e che ha sostenuto la realizzazione del video e la sua proiezione nazionale in contemporanea italiana lo scorso 7 aprile, con anteprima il 24 marzo a Roma. La corretta informazione delle mamme e dei genitori, come emerge dal documentario, è un altro tema controverso. Dalle testimonianze di alcune donne intervistate dopo la scelta della donazione, infatti, sembra scarsa la consapevolezza del valore in termini di salute del clampaggio ritardato del cordone per il bimbo.

Sangue del suo sangue fotoUna consapevolezza a quanto pare non ancora ottimale nemmeno nella comunità degli ostetrici e ginecologi (tre su quattro secondo una ricerca recente tagliano il cordone precocemente nelle strutture ospedaliere), che solo lentamente comincia a capirne l’importanza. Tra gli esempi positivi il policlinico Mangiagalli di Milano, dotatosi di recente di un protocollo che impone di attendere tre minuti prima di clampare il cordone del neonato.  “C’è ancora molta strada da fare per l’informazione corretta e la consapevolezza dell’importanza della nascita nel determinare la salute di un individuo”, ha concluso Cristina Masiani (Innecesareo), sottolineando gli importantissimi passi avanti molto recenti sulle alternative per la donazione delle cellule staminali, in particolare la recente scoperta della presenza di staminali nel sangue mestruale. Secondo Lucia Pintimalli (Acquamarina) infine, anche le donne, ormai abituate a delegare tutte le scelte più importanti, con l’informazione ridiventano padrone del proprio corpo e di quello del proprio bimbo. Anni fa decisi di conservare il cordone di mia figlia, pagando 1.500 euro a una banca tedesca, e so che è stata una scelta sbagliata – ha concluso Pintimalli – grazie alle informazioni che ho oggi”.

Teresa Pittelli

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