Vivere “per addizione”, anche a Soverato, secondo Carmine Abate.

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Carmine Abate salaVivere “per addizione” significa non limitare l’emigrazione o il vivere lontano dalla Calabria a una ferita, a una nostalgia perenne o al contrario a un rifiuto delle proprie radici, ma sommare serenamente e orgogliosamente le radici profonde a quelle nate negli altri luoghi, in Germania come in Trentino Alto Adige, facendone una ricchezza. Questo è un illuminante approdo esistenziale e letterario di Carmine Abate, scrittore calabrese ormai di culto, premio Campiello 2012, che ne ha parlato ieri sera nell’aula consiliare del Comune di Soverato. Aula trasformata per l’occasione in salotto letterario da un gongolante Emanuele Amoruso, consigliere con delega alla cultura che ha voluto proprio in questa sede ultra-pubblica la presentazione dell’ultimo romanzo di Abate, La felicità dell’attesa. Amoruso in apertura ha sottolineato “la sete di cultura che si respira anche in una sala affollata come stasera”.

Presente all’incontro anche il sindaco Ernesto Alecci, che in questo concetto del “vivere per addizione”, che da anche il titolo a un libro di Abate, ha voluto però scavare un po’ per capire se rappresenta un valore restare o tornare in questa terra (come lui stesso ha fatto rientrando da Milano dove ha studiato), o se l’addizione di radici e luoghi debba essere la formula vincente. “Io mi son trovato nel mio percorso ad addizionare, mio padre era emigrato in Germania, con mia moglie viviamo in Trentino, ma per me non c’è libertà e scelta più bella che quella di restare in Calabria”, ha chiarito Abate. Una scelta che ancora in molti casi non è libera, perché il merito è spesso più premiato altrove che in Calabria, ma che ha certamente un senso e un valore, soprattutto se si resta a lottare per far andare le cose un po’ meglio per sé e per chi verrà. Importante, poi, il pensiero di Abate sul “rincollare” chi è partito e chi è rimasto, due squadre troppe volte contrapposte, in modo che “invece di farsi la guerra cooperino insieme per la propria terra”.

Carmine Abate autografiIncalzato dalle domande di un pubblico attento e rapito dal racconto di Abate della sua terra e del suo paese arbereshe, Carfizzi (Kr), del percorso che da La collina del vento, storia di una famiglia che resta  e resiste, lo ha portato a La felicità dell’attesa, storia di una famiglia che emigra nella “Merica”, lo scrittore ha dato un assaggio ai presenti (in sala anche molti giovani oltre al pubblico culturale più tradizionale e agli amministratori) di brani, atmosfere, sapori e odori che sono nel nostro dna, che fanno non solo memoria ma anche cultura e identità. E che magari non ricordiamo o ignoriamo fino a che una voce possente e delicata, poetica e asciutta come quella di Abate non ci ricorda chi siamo, da dove veniamo – e per i più attenti – anche dove vogliamo andare.

Teresa Pittelli

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