Di estremo rilievo le considerazioni svolte dall’avv. Giancarlo Cerrelli, relatore della conferenza “Quale famiglia?”, organizzata dall’Unione Ex-Allievi di Don Bosco di Soverato, il 6 maggio scorso, sul valore della famiglia tradizionale e i nuovi modelli di famiglia in via di affermazione.
Lo spirito dell’incontro, seguito dai presenti con viva partecipazione e interesse, era proprio quello di richiamare l’attenzione e stimolare la riflessione su tematiche di fondamentale importanza e in via di rapida trasformazione, oggetto di recenti interventi legislativi – approvati o in via di approvazione – quali quelli sulle unioni civili, la step child adoption e la ridefinizione del concetto di “madre” e di “padre”.
L’avv. Cerrelli, da tempo impegnato a livello nazionale nella difesa della famiglia e dei minori, ha efficacemente esposto quale scenario si profili a seguito degli attacchi alla famiglia tradizionale perpetrati da potenti lobby culturali e politiche e quali possano essere le conseguenze per l’equilibrio della società e dei singoli individui se la tendenza culturale in atto continuerà ad affermarsi.
La famiglia come istituzione – ha spiegato – ha retto sino ad oggi l’intera struttura sociale. Adesso però è fortemente minacciata da un progetto ideologico mirato a demolire le fondamenta stesse della famiglia, per come intesa dalla cultura cristiana e prima ancora dalla cultura classica, e ad esaltare, piuttosto, l’individualismo, l’edonismo, il sentimentalismo. La difficoltà ad assumersi responsabilità, a limitare la propria autodeterminazione in vista del raggiungimento di un bene maggiore, che è quello di creare una cellula viva di affetti e legami, base della società intera, ha portato il legislatore ad assecondare tendenze culturali disgreganti dell’istituzione familiare e, quindi, della stessa compagine sociale.
Ciò anche in dispregio dei principi positivizzati nelle varie Carte Costituzionali, che riconoscono giuridicamente rilevante la famiglia perché ed in quanto espressione dell’unione fra un uomo e una donna capace di dare vita ad altri individui. Dal punto di vista giuridico si sta cercando di scardinare l’idea di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio fra uomo e donna. Ma in questo modo la funzione sociale del matrimonio, che ne ha giustificato la rilevanza giuridica, verrebbe meno. Così papa Francesco, nell’ “Amoris laetitiae”: “Avanza in molti paesi una decostruzione giuridica della famiglia che tende ad adottare forme basate quasi esclusivamente sul paradigma dell’autonomia della volontà” (Amoris laetitiae n. 53). Le tappe della decostruzione giuridica dell’istituzione familiare – fa presente Cerrelli – cominciano con la legge del 1975 di riforma del diritto di famiglia che ha introdotto nel nostro ordinamento il divorzio; si è proseguito nel ’78 con la legge sull’aborto, poi con l’introduzione del divorzio facile e infine con l’approvazione della legge sulle unioni civili. Ma le tappe future saranno imminenti e in rapida successione.
La dinamica di tale profondo mutamento sociale e giuridico segue un indottrinamento culturale che tende a modificare le coscienze sì da poter giungere a ridefinire il concetto stesso di famiglia, assimilando ad essa unioni di tutt’altro genere; un indottrinamento che avviene in modo subdolo facendo leva sull’esaltazione dell’amore nella malintesa accezione di puro sentimento, emozione, passione, il quale, solo, sarebbe a fondamento, necessario e sufficiente, di ogni possibile unione. Unione che però, si badi, è in realtà riportata solo al soggetto senziente, divelta da qualsiasi obbligo nei confronti dell’altro. Unioni che, fondate sul vacuo, possono in ogni momento, e a discrezione di ciascuno, rompersi. Sotto le mentite spoglie dell’amore si persegue in realtà nient’ altro che l’appagamento personale.
L’amore è attualmente identificato e fatto esaurirsi in quello che è l’amore romantico, inteso come sentimento piacevole, prodotto dall’attrazione emotiva nei confronti dell’altra persona, ma sciolto da qualsiasi impegno. Amore emotivo che si contrappone all’amore responsabile del matrimonio. Dunque va affermandosi, da un lato, la possibilità e facilità di rompere i legami, dall’altro, la legittimazione ed equiparazione di qualsiasi tipo di unione che sia sorretta da un qualche sentimento.
Tant’è che nel progetto di legge avanzato da una delle forze politiche del nostro Parlamento, v’è la proposta di abrogare il dovere di fedeltà coniugale perché retaggio del passato, non più adeguato allo spirito dei tempi. Ed il medesimo movimento politico chiede di ammettere e legalizzare la poligamia e possibilità di contrarre matrimonio e unioni civili anche fra specie diverse purché consenzienti (a parte tutto… come raccoglieremo il consenso della specie diversa da quella umana?!).
Oggi, in sostanza, è messo in discussione il concetto di “natura”, di genere come dato naturale, ed è sostituito dall’idea che il sesso è frutto non della natura ma della cultura. Il relativismo etico fa credere che non esista una verità sull’uomo, ma ognuno deve avere la personale verità sulla sua natura. Già Benedetto XVI parlava della dittatura del relativismo che vuole fare apparire verità quelle che non sono. Ed oggi papa Francesco chiaramente dice che quando il pensiero, debole, del relativismo diventerà pensiero unico, obbligatorio anche per legge, a quel punto finisce la libertà religiosa e di opinione e iniziano pericolose forme di totalitarismo.
Si sta costruendo una società in cui i soggetti sono monadi, incapaci di comunicare fra loro perché mancanti di una base morale e valoriale comune su cui fondare il dialogo. In questa solitudine, privi del contesto familiare e di un baricentro etico, gli individui sono più facilmente aggredibili e manipolabili nei loro pensieri e desideri, quindi, nelle loro scelte e nella loro capacità di reale autodeterminazione, la cui tutela, paradossalmente, starebbe alla base della auspicata libertà dai vincoli matrimoniali. l bene e il male diventano categorie soggettive, non è più chiaro né tanto meno scontato cosa sia bene e cosa male. Siamo in mezzo ad una battaglia culturale ed anche soprannaturale, di fronte a cui il cristiano non può rimanere indifferente né convivere con le tendenze del mondo.
Le battaglie sui principi non sono più delegabili da chi li ha a cuore: è necessaria una forte presa di coscienza dei cattolici e che essi profondano tutto i loro impegno per la difesa dei valori della famiglia e del rispetto della natura umana. È in gioco la nostra civiltà.
Maria Caterina Procopio. Unione Ex-Allievi don Bosco Soverato