Il Movimento 5 stelle scende in campo sui lavori a Panaia di Stalettì con un’interrogazione parlamentare del deputato Paolo Parentela per chiedere al ministro dei beni culturali “quali iniziative il intenda assumere affinché l’intera area archeologica venga tutelata e valorizzata e non trasformata in un’area turistica che ne comprometterebbe irreparabilmente il valore storico, architettonico e culturale”. Un’interrogazione sollecitata dal gruppo di minoranza guidato da Gregorio Aversa, ex sindaco del paese, che sta portando avanti una battaglia contro i lavori avviati dal Comune, che prevedono la realizzazione di un’area turistica attrezzata con rete fognaria, bagni pubblici, chiosco, area pic-nic e relativo parcheggio. Lavori che Parentela ritiene essere stati fatti in maniera non conforme “alle norme del piano regolatore, dei vincoli ambientali nonché degli studi e dei rilievi tecnico-scientifici”.
Segue quindi un lungo excursus storico-archeologico che ripercorre la storia del sito, stato segnalato alla Soprintendenza archeologica della Calabria dalla dottoressa Ghislaine Noyé, archeologa dell’Ecole Française de Rome, con una relazione tecnico-scientifica datata 6 luglio 1991 che avrebbe confermato l’esistenza di un’antichissima chiesa bizantina in quella località. «Prima dell’intervento — scrive la professoressa Noyé — era visibile la sommità di una volta a semicatino intonacata attribuibile ad una abside (orientata verso nord-est) quasi sepolta. L’agiotoponimo Panajia o Panaia (= panagia), molto frequente nella zona di Catanzaro, che designava pure una sorgente vicina, lasciava supporre l’esistenza di un luogo di culto bizantino dedicato alla Madonna (…). Il sito doveva appartenere ai possedimenti della chiesa o monasterio di San Martino, i cui vestigi sono stati individuati e scavati sul promontorio di Copanello, a nord di Santa Maria del Mare”.
“Dopo l’effettuazione dei rilievi archeologici necessari per documentare l’esistenza della chiesa, il sito venne ricoperto. Con delibera n. 20 del 4 aprile 1991 il comune di Stalettì aveva conferito alla professoressa Emilia Zinzi l’incarico di consulenza per indagine ed individuazione del costruito e delle aree di interesse storico-ambientale ed archeologico del territorio comunale», ricostruisce l’interrogazione. “Lo studio richiesto era finalizzato alla redazione del Piano regolatore generale dello stesso territorio mentre una analoga indagine sui valori naturalistico-ambientali venne affidata al professor architetto Bernardo Rossi-Doria dell’università di Palermo. Il lavoro di entrambi, recepito e approvato dal consiglio comunale di Stalettì nei termini fissati, confluiva nella redazione del Prg realizzato dagli architetti Vanda Alcaro e Filippo Giacobbo della Coop. Tecnici Calabresi; nel piano regolatore generale l’area di Panaia è pertanto censita come area archeologica, e ciò farebbe scattare una forma di vincolo dell’area ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 1089; la professoressa Zinzi, inoltre, chiese per Panaia un provvedimento di vincolo del sito, con definizione della fascia di rispetto, e l’esplorazione estesa della zona a rischio circostante. Il suo lavoro – prosegue Parentela – venne pubblicato con un contributo della presidenza della giunta regionale della Calabria”.
“L’area di Panaia è classificata nel PRG come sottozona H3 — di connessione paesistica ambientale. che comporta il divieto assoluto di modificazione dei luoghi”, afferma ancora l’interrogazione. “L’area interessata dall’intervento edilizio è soggetta a vincolo ambientale, vincolo archeologico, rischio frane e instabilità; l’area di Caminia e la strada sovrastante all’area d’intervento sono minacciate rischio di tipo R4 definito dal piano regionale di assetto idrogeologico. La stessa area è circoscritta da due canaloni di scolo delle acque piovane – insiste Parentela – anch’esse attenzionate dalla regione Calabria autorità di bacino».
“Sono stati sollevati dubbi circa i lavori realizzati dal comune di Stalettì, con una spesa di 25 mila euro con riferimento all’applicazione delle corrette procedure disposte in materia di appalti e forniture dal Tuel-decreto legislativo n. 267 del 2000. Sull’area d’intervento PRG comunale non ammette alcuna trasformazione e modificazione dello stato dei luoghi, nel mentre sono stati rasi al suolo i circa 37 alberi di alto fusto, realizzate due piattaforme in calcestruzzo e una rete fognaria e idrica, atta a configurare una sorta di lottizzazione per scopi commerciali con modalità discutibili. Le sovrintendenze, interessate con note ed esposti, non hanno a oggi in presenza di vincoli ambientali/archeologici, idromorfologici così rilevanti, contrastato la prosecuzione dei lavori abusivi. Al momento – conclude Parentela – risulterebbe una nota della soprintendenza archeologica della Calabria che il deputato ritiene sia a suo parere “fuori contesto normativo”.