“Soverato alle 18: temperatura mite, giornata di sole, una splendida serata. Ma il lungomare è quasi vuoto. Stesso momento immortalato in un centro commerciale (è bastato fare due telefonate e tra i due amici contattati uno era in un centro commerciale), dove è stata scattata questa foto ricca di “contenuti umani”. E’ lo sfogo postato ieri sui social network da Giovanni Sgrò, imprenditore soveratese che da tempo porta avanti la battaglia per la chiusura domenicale di centri commerciali e grandi supermercati e il ritorno a domeniche “slow” in cui vivere il proprio territorio tra natura, paesaggio, cultura, socializzazione.
“La situazione Soveratese non si differenzia, insomma, da tutti i centri urbani calabresi. Cosa possiamo fare?” è l’interrogativo di Sgrò che, evidentemente inascoltato nella sua ormai storica presa di posizione, prova a sollecitare gli amici di facebook. E tra chi suggerisce di trasformare il lungomare in un grande centro commerciale all’aperto, tra gazebo, stand, sedie e tavoli fronte mare, e chi invece sottolinea la mancanza di volontà di ognuno di noi – magari per pigrizia o forma mentis – a partecipare alle iniziative culturali del territorio, fosse la serata con il cantastorie Biagio Accardi ieri sera a Torre di Ruggiero o la vendemmia al borgo a Isca domenica scorsa, la discussione ha molto acceso gli animi degli utenti. “Questa moda ha preso piede da circa cinque-sei anni, ci sono giovani che non sanno neanche dove siano Soverato o Tropea perché i genitori li hanno fatti crescere nel centro commerciale nei weekend”, commenta Sgro. “E’ una questione culturale: camminando per le vie interne del centro commerciale hai l’illusione di essere a Milano, ma se si continua così, ad abbandonare i nostri centri, non potremo poi lamentarci dell’impoverimento della nostra comunità”, commenta Sgro con l’Esuberante.it, chiarendo di “parlare anche contro se stesso (è titolare del Simply di Satriano marina e di Urban Market a Montepaone, ndr)“.
Almeno l’interrogativo è un sasso lanciato nello stagno della nostra routine, nella quale l’aggregazione “difficile” dei centri urbani sempre più alla ricerca di una propria identità spinge intere folle, ragazzini e famiglie in testa, a riversarsi nei centri commerciali durante le giornate libere. Possibile che siano solo le istanze consumistiche le uniche ormai in grado di attirare fiumi di gente? A considerare il successo del don Rua day di sabato scorso, nel quale l’opera salesiana ha investito sulla creatività dei ragazzi, sembrerebbe che lo sforzo sia stato premiato. E pensando già al Natale a Soverato, chissà che partecipazione, socializzazione e impegno comune tra associazioni, amministrazione, commercianti e cittadini non riescano a fare il “miracolo”?
Teresa Pittelli