Soverato vecchia dopo l’incendio: ecco come gestire un inestimabile bene culturale

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soverato vecchia

È di qualche settimana fa la notizia dell’incendio divampato nell’area archeologica di Soverato Vecchia e, a tutt’oggi, nulla è dato sapere delle condizioni in cui versa l’antico borgo medievale. L’episodio è ancor più preoccupante soprattutto perché si tratterebbe del secondo incendio nel volgere di pochi anni. È un tragico, ma purtroppo reale, dato di fatto che i beni culturali siano trattati sovente con distacco e distrazione, pur essendo questo un settore dalle enormi potenzialità, e, tanto per intenderci, è sufficiente dire che l’area archeologica in questione, pur estendendosi per ben due ettari, non solo non è mai stata indagata attraverso scavi stratigrafici, se non in due casi isolati che risultano essere poca cosa vista la storia secolare del sito, ma non mi risulta nemmeno che sia sottoposta ad alcun tipo di vincolo, né archeologico, né architettonico. Ciò è emblematico del modo superficiale con cui sin qui ci si è rivolti nei riguardi di un bene che potrebbe riservare invece numerose e piacevoli sorprese.

Oggi si sente parlare di un famoso progetto di recupero e di riqualificazione dell’area, finanziamenti per circa 250.000 euro, prima persi e poi, sembra, recuperati dal comune di Soverato. Il mio auspicio è che tali lavori potranno essere condotti seriamente e gestiti da gente esperta del settore, quali archeologi, storici e storici dell’arte, qualificati e con comprovate esperienze acquisite sul campo, e non solo da ingegneri e architetti. Secondo il mio modesto parere andrebbe prima di tutto considerata una riqualificazione ambientale di più ampio respiro, cosicché possa essere valorizzata una vasta area di enorme interesse ambientale, paesistico, culturale e turistico (per questo forse sarebbe più opportuno parlare di parco archeologico e ambientale, considerando pure l’area del prospiciente fiume Beltrame), sensibilizzando inoltre l’intera comunità soveratese nei confronti della tutela, intesa non come qualcosa di astratto, ma come ricchezza indispensabile per la crescita. Ovviamente sarà fondamentale e preliminare un’azione di pulizia, diserbo e asportazione dell’humus, poi si dovranno effettuare ricerche bibliografiche, rilievi aerofotogrammetrici e fotografici, riprese video e quindi uno scavo archeologico vero e proprio, con analisi e studio dei reperti, che però dovrà tener conto non solo dei quesiti storici e archeologici ai quali si vorrà dare una risposta, ma anche dei vari problemi legati alla logistica e alla sicurezza. Infine i lavori necessari per favorire la fruizione del sito e per renderlo visitabile, quantomeno tramite la pulizia annuale (il pericolo di incendi sarebbe così scongiurato), migliorandone le vie d’accesso, recuperando il percorso con relativa staccionata e dotando l’area di pannelli didattici e di piazzuole di sosta, nonché ponendo per tutta la città una segnaletica che ancora incredibilmente manca.

Il sito di Soverato Vecchia già prima dell’incendio versava in condizioni piuttosto critiche, con vistose problematiche legate alla conservazione degli elevati e alla sicurezza, per questo ogni tipo di intervento dovrebbe mirare prima di tutto alla tutela e solo in un secondo momento alla valorizzazione del borgo che permetterebbe di diversificare, secondo il sottoscritto migliorandola, l’offerta turistica che nella nostra cittadina è improntata esclusivamente al turismo di tipo balneare, ponendo così maggiori attenzioni sugli aspetti culturali (il turismo culturale in Calabria, come in Italia, in Europa e nel mondo, è in forte crescita) e contribuendo al prolungamento del periodo di fruizione turistica. Naturalmente un progetto seriamente definito contribuirebbe anche allo sviluppo economico dell’intero comprensorio, attraverso la nascita, la crescita e lo sviluppo di tutta una serie di attività legate alla gestione dei beni culturali: imprenditoria giovanile, strutture di accoglienza, visite guidate anche con guide esperte in lingue straniere, operatori turistici, associazioni, società e cooperative legate alla fruizione dei beni culturali, e via dicendo.

Rattrista il fatto che cose tanto ovvie risultino così difficili da mettere in pratica, probabilmente perché l’aspetto culturale non è da tutti considerato prioritario oppure perché abbiamo dimenticato che il patrimonio culturale costituisce un bene fondamentale di ogni società civile e che la cultura in genere rappresenta da sempre un fattore di crescita. D’altra parte è la Storia stessa che ci insegna che non può esistere futuro per un paese tanto scellerato che ha osato dimenticare il proprio passato. Forza Soubèraton, le tue rovine sono sopravvissute a saccheggi, terremoti, alluvioni, incuria e degrado, non sarà di certo un incendio a intimorirti. Che sarà mai per quei quattro vecchi muri?

Alessandro Pellegrino, dottore in Archeologia

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