Sono undici gli imputati del processo Showdown, alcuni dei quali già condannati in primo grado, per vari reati legati all’inchiesta sulle cosche del soveratese Sia-Procopio, lo scorso 7 ottobre dal collegio del tribunale di Catanzaro presieduto da Giuseppe Valea. Le pene inflitte complessivamente agli imputati dalla sentenza di primo grado erano state meno severe rispetto alle richieste del pm Vincenzo Capomolla, che ha presentato nei giorni scorsi ricorso chiedendo alla Corte d’Appello di Catanzaro di voler riconoscere la responsabilità penale per i reati dai quali undici imputati erano stati assolti. L’appello riguarda le posizioni di Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci, Mario Franco Sica, Fiorito Procopio, Froiio Sandrina, Francesco Procopio, Davide Sestito, Salvo Gregorio Mirarchi, Giovanni Nativo, Alberto Sia e Gianluca Iiritano.
Molte sono state infatti, in primo grado, le assoluzioni rispetto alle quattro che aveva chiesto lo stesso pm: assolti erano stati proprio Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci e Mario Sica imputati di associazione mafiosa, così come Giovanni Nativo e Salvo Gregorio Mirarchi, imputati a vario titolo per reati diversi dal contesto associativo, e che andavano dallo spaccio di stupefacenti al furto. Per loro, così come per gli altri imputati citati nell’atto di appello, il pm chiede ora ai giudici un nuovo procedimento che ne dichiari la responsabilità penale ribaltando il giudizio di primo grado. Dopo due anni di dibattimento nell’aula bunker del Tribunale di Catanzaro si riaprirà dunque il maxi-processo sulle cosche di ‘ndrangheta che avevano assunto il comando nel soveratese negli anni scorsi, causando anche una lunga scia di morti nella cosiddetta “faida dei boschi”. Del collegio difensivo in primo grado hanno fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Sergio Rotundo, Giovanni Caridi, Saverio Pittelli, Maurizio Belmonte, Domenico Calabretta, Attilio Matacera, Armodio Migali e Gregorio Viscomi.
Teresa Pittelli
