Si ribalta autobus Bova-Torino. Afc: “In Calabria negata libertà di scelta mezzo di trasporto più sicuro”.

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Foto www.radiovenere.net
“E’ stato un finale d’anno non propriamente gradevole per i sessanta viaggiatori di un bus delle autolinee Federico, partito da Bova Marina e diretto a Torino, la notte tra il 30 ed il 31 dicembre scorsi. Per motivi ancora da accertare il mezzo si è ribaltato sulla autostrada A1 Milano-Napoli nei pressi di Anagni, attorno alle 4 del mattino: l’incidente, per fortuna, ha provocato “solo” alcuni feriti, in parte ricoverati in codice rosso, mentre tutti gli altri se la sono cavata con un grande spavento. Già qualcuno si starà chiedendo: qual è lo scopo di questo articolo, firmato Associazione ferrovie in Calabria? Una cosa sola è certa: non quello di speculare su un grave incidente che ha provocato danni a ignari viaggiatori, e che sicuramente non avrà fatto passare un bel momento alla nota società calabrese di trasporto su strada. Lo scopo principale, invece, è quello di far riflettere i nostri lettori, ma soprattutto le istituzioni, la politica calabrese e non solo”. Questo l’incipit di un’interessantissima riflessione comparsa oggi sul sito dell’associazione presieduta dal soveratese Roberto Galati, che parte da un dato oggettivo, e cioè la sicurezza nei trasporti delle persone. “I dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti parlano chiaro: ogni anno sulle strade muoiono diverse migliaia di persone. Solo nel 2013 è come se fosse sparito un paesino di 3.385 persone (dato Istat), che hanno perso la vita in incidenti stradali con veicoli di ogni genere”, spiega l’associazione.
“Al top della sicurezza, con un numero sempre più basso di incidenti e vittime, il trasporto aereo, seguito da quello ferroviario…che in Italia sfiora il primato proprio con la “concorrenza” aerea. La differenza con il trasporto su gomma è abissale, sia per quanto riguarda il numero di eventi incidentali, e sia per quanto riguarda il numero di vittime e feriti. Nel campo del trasporto ferroviario, si tratta di risultati positivi che premiano anni di investimenti in nuove tecnologie per la sicurezza della circolazione dei treni (…), che hanno ridotto ai minimi termini le incidentalità provocate dall’errore umano. Ma anche tanti altri piccoli interventi per il monitoraggio e la difesa delle infrastrutture ferroviarie dagli eventi di dissesto idrogeologico, come i pluviometri con annessi allarmi-pioggia installati a Favazzina, hanno reso il viaggio in treno centinaia di volte più sicuro rispetto a soli 20 anni fa”, si legge ancora nell’articolo. Da qui la conclusione di Ferrovie in Calabria: in Italia dovrebbe essere un diritto di tutti poter viaggiare sul mezzo di trasporto pubblico più sicuro, o per lo meno, avere la possibilità di servirsene, raggiungendo la stazione ferroviaria (ma anche l’aeroporto) più vicina al luogo di residenza del potenziale utente. “Un diritto che dovrebbe essere anche un dovere per chi ci governa, poichè ciò andrebbe, indirettamente, a beneficio delle casse statali sempre più oberate da spese sanitarie, considerando le cifre sui feriti. Considerazioni sanitarie nelle quali rientra anche la questione ambientale, visti i benefici anti-inquinamento del trasporto ferroviario e l’emergenza smog in tutto il centro-nord Italia.
Insomma, ridurre gli spostamenti su gomma al minimo indispensabile, limitatamente alle aree dove la ferrovia è assente, dovrebbe essere uno dei principali obiettivi di qualsiasi governo (regionale e nazionale), con un minimo di lungimiranza”, continua l’associazione. “Bene o male, in quasi tutta Italia, la strada sembra sia stata tracciata, con un rilancio del trasporto su rotaia, non più soltanto sull’Alta Velocità, ma anche nell’ambito dei servizi dedicati ai pendolari su distanze medio/brevi. Anche il trasporto a media/lunga percorrenza “tradizionale”, fatto di treni InterCity ed InterCity Notte – prosegue il documento – per quanto fortemente ridimensionato conosce oggi un momento di stabilità”.”Abbiamo però parlato di “quasi” tutta Italia. Quasi, perchè un intero versante di una regione, la Calabria, da un bel po’ di anni sembra abbia perso il diritto di spostarsi in treno sulle lunghe percorrenze. E inoltre ha serie difficoltà anche nello spostarsi in treno regionale verso quegli impianti dove i treni a lunga percorrenza invece circolano regolarmente: ci riferiamo ovviamente alla fascia Jonica, sempre più isolata non solo dal resto d’Italia…ma anche dal quel versante tirrenico che dista pochi km!  Ed ecco quindi che, ovviamente, lo spazio lasciato vuoto dai treni a lunga percorrenza (rappresentati solo dall’InterCity 562/559 Reggio Calabria Centrale – Taranto e vv), viene occupato da decine e decine di autolinee che collegano con vari itinerari e corse bis/tris/quater oltre 450 km di costa con il resto d’Italia. Che strano: allora l’utenza, forse, non è poi così rarefatta, come ci venne detto ai tempi della soppressione dei treni notte per Milano, Torino e Roma!”, continua il ragionamento di Afc.
Finita l’era di questi servizi, e negato il diritto a prendere un treno Regionale verso Lamezia Terme e Paola, da dove poter proseguire con un treno a lunga percorrenza, ecco quindi che tutta la Calabria Jonica si è spostata verso il trasporto su gomma a lunga/lunghissima percorrenza, che negli ultimi anni è ulteriormente lievitato. Siamo certi che, in tutta Italia, non esistono aree così vaste, dove tutto il trasporto “terrestre” è ormai appannaggio di decine di bus che ogni giorni partono per altrettante destinazioni.
Dov’è finita la libertà di scelta? O meglio: dov’è finita la libertà di scegliere il mezzo di trasporto più sicuro per i propri viaggi? La nostra impressione è che ormai migliaia di calabresi jonici siano stati “costretti” a servirsi del trasporto su strada per le lunghe percorrenze, in quanto gli è stato impedito di servirsi di quello su rotaia e addirittura di quello aereo. In una Regione “normale”, subito dopo la soppressione dei treni notturni e diurni a lunghissima percorrenza, che in alcune loro forme appaiono sicuramente anacronistici, si sarebbe puntato immediatamente al rilancio del trasporto regionale ed alla creazione di hub di interscambio con i treni LP ad altà velocità e “tradizionali”.
Ma non solo: un territorio come quello Jonico, che possiede un bacino d’utenza che sfiora il milione di abitanti, avrebbe meritato come minimo il mantenimento di un collegamento notturno e diurno con la Capitale. Collegare direttamente Crotone, così come Catanzaro (capoluogo di Regione!) o Locri o Corigliano Calabro con Roma Termini, dovrebbe essere un diritto sacrosanto: è inaccettabile che nel 2016 quello che dovrebbe essere la normalità, continui ad apparire come un ricordo dei “bei tempi che furono”. Limitatamente al periodo estivo, vista la forte vocazione turistica del territorio in questione, sarebbe in realtà stato utilissimo anche il mantenimento di treni diretti da/per il Nord Italia, che nei mesi di giugno, luglio e agosto, erano praticamente presi d’assalto: ancora oggi, dopo anni, ci si chiede cosa abbia provocato un calo così marcato (e slegato dalla crisi economica) dei flussi turistici in centri come Soverato. La risposta è scontata…  E tutto ciò fa ancora più rabbia se pensiamo che il ripristino di treni a lunga percorrenza con materiale rotabile adeguato in realtà già previsto sulla linea jonica è bloccato soltanto da un mancato adeguamento dei sistemi di controllo porte sui locomotori diesel D445, da parte di Trenitalia. In breve, per la prima volta nella storia, ci sono i fondi ministeriali per ripristinare i treni…ma non le locomotive per trainarli! Con buona pace per la libertà di scelta. Garantita ovunque, ma non in Calabria Jonica”.Articolo intero con foto e video su Associazione ferrovie in Calabria.

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