Showdown, assoluzione Sinopoli: “Fine di un incubo, sempre creduto nella giustizia”. Soddisfazione di Mancini e Riccio

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Palazzo del Comune di Soverato
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Teo Sinopoli

“E’ la fine di un incubo, ma l’avevo sempre saputo, avendo fiducia nella magistratura e nel mio legale Attilio Matacera che ringrazio per la competenza e l’estrema disponibilità in questi lunghi quattro anni”. A dirlo è un Teodoro Sinopoli felice ma un po’ provato da anni non facili, sotto il peso di accuse che aveva definito ingiuste ed erronee fin dall’inizio, e che gli stessi magistrati avevano già ricostruito come tutte da provare, fino all’infondatezza rilevata dallo stesso pm Vincenzo Capomolla, che ne aveva chiesto l’assoluzione, ratificata ieri dal tribunale di Catanzaro con la sentenza di assoluzione piena. Assoluzione pronunciata per lui, ex vicesindaco di Soverato al quale era contestato il concorso esterno e l’abuso d’ufficio nell’inchiesta Showdown sulle cosche del soveratese, e arrivata anche per il responsabile dell’ufficio tecnico Saverio Mirarchi, il funzionario comunale Massimo Procopio e l’imprenditore Giandomenico Rattà, difesi rispettivamente dagli avvocati Saverio Pittelli, Maurizio Belmonte e Armodio Migali, che nello stesso contesto erano stati accusati di abuso d’ufficio.

E la rilettura di quegli anni, anni di guerra di mafia e faida dei boschi, culminata nel 2010 con l’omicidio di Ferdinando Rombolà in spiaggia a Soverato, “va nel senso di una pressione malavitosa sulla nostra amministrazione, e non certo al suo interno, rilettura ora acclarata dalla sentenza del Tribunale di Catanzaro”, dice Raffaele Mancini, sindaco di Soverato dal 2001 al 2011. “Sono soddisfatto della piena assoluzione di Teo, per lui e per la sua famiglia, perché una richiesta assolutoria già da parte del pm la dice lunga sull’ingiustizia che ha subito e sulla limpidezza della sua posizione”, prosegue Mancini, soddisfatto “anche per l’assoluzione dei dipendenti comunali che hanno agito sempre con trasparenza”. “La sentenza di ieri dimostra la totale estraneità di queste persone rispetto a un contesto che come amministrazione abbiamo affrontato con rigore morale, resistendo alle pressioni e alle intimidazioni piovute in Comune in quegli anni” osserva l’ex sindaco, ricordando i proiettili e la bomba al Municipio. Mancini rileva che “a cinque anni dalla fine del mandato non abbiamo alcun procedimento penale, contabile o amministrativo, a riprova della nostra trasparenza da prendere a esempio”.

Un concetto ribadito da Salvatore Riccio, anche lui amministratore con Mancini, che sottolinea l’importanza della sentenza “nell’aver confermato la grande serietà di persone come Mirarchi e Procopio che ricoprono ruoli importanti nella macchina comunale”. Riccio esprime la sua “vicinanza a Teo Sinopoli, simbolo di amministratori spesso messi sotto pressione su più fronti, finito ingiustamente in un tritacarne anche mediatico, ma che alla fine ne è venuto fuori con onore perché la verità viene sempre a galla”.

Teresa Pittelli

 

 

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