Spiegamento di ordine pubblico perfettamente riuscito giovedì a Catanzaro, in occasione della visita di Matteo Salvini su invito del Sap, il sindacato autonomo di polizia, che lo ha ospitato nella sala delle Culture del palazzo della Provincia a parlare di sicurezza e futuro. Si è vissuto solo qualche attimo di tensione quando il presidio dei manifestanti, indetto da Prc di Catanzaro con altre sigle dell’arcipelago AntiSalvini , da Piazza Matteotti dove si era assiepato sotto il monumento del Cavatore si è via via spostato verso Piazza De Rossi, aggirando il blocco predisposto dalla Questura che aveva di fatto blindato il centro del capoluogo. I manifestanti, ormai giunti quasi sotto la Chiesa dell ’Immacolata, gridando slogan contro la politica costrittiva della Lega Nord, si sono ritrovati tre squadre di agenti della Ps in tenuta anti sommossa che, forse per sedare qualche atteggiamento poco pacifista ma non violento, ha caricato senza nessuna conseguenza. All’interno del palazzo di governo provinciale la conferenza sulla sicurezza indetta dal Sap era ormai finita, e sicuramente il leader della Lega Nord comodamente seduto sul suo volo per la Padania. “Se sbarcano gli immigrati clandestini in Calabria non è colpa di Salvini, se crollano i viadotti non è colpa di Salvini, se arrestano gli assessori della giunta non è colpa di Salvini”, aveva detto poco prima in sala. E sull’inchiesta “Rimborsopoli”: “Chi non sa fare il proprio lavoro deve andare a casa. Non credevo che la giunta calabrese fosse composta da così pochi membri, è un record storico”, aveva sottolineato. Per poi aggiungere: “Se l’Italia fosse un paese normale, dopo quanto è successo in Calabria si voterebbe già in autunno”.
Ma si può ridurre un avvenimento importante alla sola notizia basata su un problema di ordine pubblico? Possiamo dire di aver assolto al nostro mandato di informare pubblicando solamente la foto di una carica, che in realtà carica non era, ai danni uno sparuto (purtroppo) gruppo di manifestanti che giustamente manifestavano il loro dissenso alla politica di Salvini? Sicuramente no! E allora iniziamo appunto dai fatti. La città di Catanzaro ieri si è ritrovata ingiustificatamente immersa in un’atmosfera da presunta guerriglia. Ma i guerriglieri io non li ho visti. Certo io non dispongo delle informazioni che l’intelligence ha e altresì non ho idea se qualche cellula dell’Isis avrebbe potuto attuare una mission impossibile ai danni di un ufficio governativo presente nei pressi del palazzo provinciale di Catanzaro. Sicuramente lo spiegamento delle forze dell’ordine non ha lasciato nulla al caso. Il cordone sanitario della Polizia di Stato, dell’arma dei Carabinieri , la presenza dei Falchi in motocicletta e le schedature fotografiche di rito da parte degli agenti della Digos hanno funzionato e il terrore è stato allontanato dalla red zone. Il sindaco Sergio Abramo, il prefetto Luisa Latella e i funzionari dello Stato hanno previsto tutto, finanche lo scherzetto di far entrare Salvini dal cancelletto posteriore, beffando manifestanti e giornalisti.
Nessuno si è avvicinato al palazzo di governo provinciale se non quando Salvini era già in volo verso la Padania. Canti e slogan che mi sembra aver sentito trentacinque anni fa in giro per le piazze d’Italia, una bandiera No Tav e per fortuna mancavano i punkabbestia. La protesta è doverosa. La protesta è costruttiva. Ma la protesta fa crescere solo se riesce a comunicare un messaggio, una presa di posizione politica, chiara e veicolata alla popolazione che altrimenti la subisce.
La verità è che Matteo Salvini si sta facendo volere bene da molti con il suo populismo differente. Al volante di una ruspa, al volante di una volante del 113 o piuttosto al timone di un Mas con rotta verso la Libia. Qualcuno lo ha definito il Berlusconi dei poveri ma a Catanzaro non era proprio così. In sala erano presenti imprenditori di successo anche con ruoli istituzionali, quali il presidente degli industriali della provincia di Catanzaro, Daniele Rossi. Sono venuti ad ascoltarlo e ossequiarlo il signor Domenico Tallini, la signora Wanda Ferro e tanti altri ancora. Personaggi in cerca di autore seduti sugli scranni del consiglio provinciale e tra il pubblico piccoli dirigenti sindacali locali e i loro figli che fanno a gara per avere un selfie con l’altro Matteo nazionale. Tra gli spettatori sia la destra istituzionale che quella sociale rappresentata da Casa Pound, Forza Nuova, gli ultras delle squadre e squadrette di calcio con celtiche tatuate su braccia e gambe. Insomma la ristrutturazione di destra arriva anche in Calabria terra di voti. Terra dove tutti, dico tutti, vengono a prendere qualcosa lasciandoci solo i rifiuti (tossici) e le briciole di un banchetto che va avanti da troppi anni, in cambio del nostro consenso.
Oreste Montebello