Raccontare la Calabria uscendo fuori dai luoghi comuni e dalla descrizione di una regione ripiegata su se stessa e sui problemi di sottosviluppo che ne segnano la storia. E’ questo il cuore della discussione che si è sviluppata sabato scorso, all’istituto tecnico economico Calabretta di Soverato, nel corso della presentazione del libro “Calabria dolente 2.0”, scritto dal giornalista Filippo Veltri ed edito da Città del Sole.
L’incontro è stato organizzato dall’Osservatorio Falcone-Borsellino-Scopelliti, guidato da Carlo Mellea, in collaborazione con la scuola, diretta dal dirigente Gilio De Masi, e ha visto la partecipazione dell’avvocato Giulia Anna Pucci, responsabile all’interno dell’Osservatorio del progetto legalità, del tenente colonnello della Guardia di Finanza, Domenico Frustagli, e del docente di lettere, Francesco Raspa. A moderare il dibattito il giornalista e docente, Fabio Guarna.
Dopo i saluti del dirigente scolastico, che si è soffermato sull’attualità di una regione a forte rischio spopolamento: “In anni recenti – ha detto – la scuola poteva contare su oltre mille iscrizioni, oggi invece non siamo più di 400. Il tutto a significare come questa regione stia perdendo le giovani generazioni, il capitale umano più fresco e dinamico”; la parola è andata a Mellea, il quale ha dato conto dell’impegno dell’Osservatorio in 25 anni di storia e di impegno sul campo, sempre sul terreno della divulgazione del valore della legalità e della lotta alla criminalità organizzata.
L’avvocato Pucci ha spiegato le finalità del progetto sulla legalità, rilanciando il valore dell’impegno delle nuove generazioni e definendo il rispetto delle regole come “sicurezza, solidarietà, rispetto della Costituzione” e specificando che l’educazione alla legalità passa anche attraverso la formazione di una coscienza critica negli uomini.
Il tenente colonnello Frustagli ha raccontato la sua esperienza di uomo delle istituzioni, ammonendo i tanti ragazzi presenti sui falsi miti degli uomini di ‘ndrangheta: “Non pensate mai – ha detto – che facciano una bella vita, perché non è così”. Poi una disamina del potere criminale infiltrato dentro all’economia e delle lungimiranti intuizioni di uomini che hanno dato la vita in nome del valore della legalità, ovvero Pio La Torre e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il professore Raspa, che ha spiegato la composizione del libro che fa seguito a una precedente pubblicazione “La Calabria dolente” e che raccoglie una serie di saggi pubblicati su “Il Quotidiano del Sud”, ha esaminato alcuni aspetti del saggio dedicati ai problemi di sottosviluppo della Calabria e alle ragioni di una mancata emancipazione sul piano economico e sociale.
A trarre le conclusioni, l’autore il quale ha illustrato ai ragazzi l’importanza, nel cammino di crescita, di agire sempre con passione e impegno mai con superficialità, soprattutto abbandonando la logica della continua lamentazione. Un approccio alla vita che evidentemente non ha prodotto frutti in Calabria. “Il primo problema di questa terra- ha affermato Veltri – è il racconto di essa, la trasmissione dell’immagine sia entro la Calabria sia fuori. Dobbiamo restituire un senso di dignità e appartenenza alla vita ponendo in essere uno scatto ulteriore, generando una forza collettiva, perché come dichiarava Giovanni Falcone in un’intervista “che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così”.