Parla Alessia Perri, appena dimessasi da Azzurra Libertà: “La parola odio la rispedisco al mittente”.

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Alessia Perri
Alessia Perri

Sono passati solo quattro mesi da quando Alessia Perri, giovane ed entusiasta ventenne soveratese, accettava la guida del coordinamento cittadino di Azzurra Libertà, in grande sintonia con Andrea Maellare, coordinatore provinciale del movimento giovanile. Quattro mesi nei quali però qualcosa tra i due non è andato.

Alessia Perri, come mai un abbandono così precoce di un progetto che sembravi aver sposato in pieno?

Le mie dimissioni dal movimento giovanile di Azzurra Libertà come responsabile cittadina di Soverato non hanno a che fare con le azioni e i programmi, che ho condiviso sin dall’inizio, ma con progressive divergenze sul rispetto dei ruoli di ciascuno. Purtroppo sul lavoro di gruppo hanno prevalso i personalismi, anche da parte di chi sembrava denigrarli.

Qualche esempio?

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata “l’Azzurra day” l’11 luglio scorso, nel quale evidentemente la mia presenza non era ritenuta necessaria fino a poche ore prima della manifestazione, salvo poi un sms in extremis. Credo che per crescere, nell’ambito di esperienze meravigliose come queste, occorra anche un gruppo coeso o quantomeno coerente, nel rispetto e nella valorizzazione di tutte le energie per perseguire efficacemente gli obiettivi.

Non c’è stato proprio margine per risolvere all’interno del movimento anziché fare una scelta così drastica?

Purtroppo nonostante i tentativi di confronto i margini non si sono trovati; dal momento che non sono in cerca di visibilità preferisco lasciare il campo libero a chi ambisce a questo ruolo (Maellare ha già nominato Marco Arcidiacono responsabile cittadino e Andrea Giannotti suo vice, ndr). Io continuerò a fare le mie battaglie politiche da cittadina attiva e libera. Già, libera: perché mi sono accorta che anche i giovani subiscono condizionamenti. Ringrazio Azzurra Libertà per l’opportunità che mi ha concesso e per il bagaglio di importante esperienza che mi ha consentito di ottenere. E aggiungo però una cosa…

Che cosa?

Rispedisco al mittente la parola “odio”, perché io nel mio comunicato di dimissioni non ho offeso nessuno, ho solo spiegato le ragioni della mia scelta.

Teresa Pittelli

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