Dopo l’annuncio di Enzo Bruno sulle buone prospettive per alcuni reparti dell’ospedale di Soverato in grave sofferenza di organico e depotenziati negli ultimi anni, come Pediatria e Ortopedia, in redazione fioccano le reazioni di cittadini, operatori e sindaci. E se per molti lettori l’annuncio rappresenta motivo di sollievo ed esultanza, non l’ha presa così chi da anni lotta nella doppia veste di sindaco e medico contro i tagli, sulla pelle degli utenti, alla sanità ospedaliera territoriale.
“Tutte le prospettate ipotesi di potenziamento per quanto mi riguarda sono “chiacchiere” non degne di essere prese in considerazione”, attacca Leo Procopio, sindaco di Montauro e nefrologo.”Ok al piano di rilancio, ma il potenziamento di una struttura ospedaliera si fa sulla base di una revisione della pianta organica esistente, che passa poi dall’emanazione dell’atto aziendale”, spiega Procopio. “A oggi tutte le revisioni degli atti aziendali dell’asp di Catanzaro sono state bocciate dalla Regione e quello futuro non è stato neanche abbozzato. I sindaci, e non il presidente della Provincia, saranno chiamati nella conferenza prevista dalla legge a esprimere il loro giudizio”. Per Procopio le carenze di organico restano gravi, al di là di quanto prospettato nel piano di riorganizzazione della rete ospedaliera firmato dal commissario Scura (un’unità medica in più in Pediatria, Anestesia e Radiologia e rafforzamento dell’Ortopedia, ndr). A ciò si aggiunge l’età media piuttosto alta del personale medico, con molti pensionamenti in arrivo nei prossimi anni.
Quanto all’Ostetricia, se ne prevede la chiusura perché al di sotto dei 500 parti annui richiesti per mantenere un reparto. “Dire che gli si concedono altri due anni non indica necessariamente una volontà di tenerlo aperto, visto che i tagli necessitano grossomodo di quel lasso di tempo per andare a regime”, fa osservare Procopio. Il rischio, insomma, è che tra due anni scatterà la “ghigliottina”, visto che così è previsto dal piano, a meno che la norma venga revocata o che in due anni si riesca a compiere una miracolosa inversione di tendenza, resa complicata dall’effetto psicologico che il tam tam sui tagli ha avuto sulla scelta del punto nascita da parte di molte gestanti.
Ma il dato più drammatico è l’abolizione del laboratorio analisi, già prevista dal decreto commissariale n. 9 dello scorso 2 aprile e confermata ora dal decreto n. 85 del 21 luglio scorso che ridisegna la rete dei laboratori regionali pubblici e privati. Un laboratorio che per attività quali-quantitative è tra i primi 4 in Calabria, con oltre 100 mila utenti nel 2014 e un trend in crescita nel 2015, più di un milione di esami all’anno di base e specialistici, e un imponente servizio reso anche al territorio, visto che vi afferiscono 13 centri prelievi di altrettanti poli sanitari, dalle Serre al Basso jonio.
“Come si può pensare di andare avanti senza laboratorio analisi e con una radiologia depotenziata? Come si cureranno i ricoverati e gli utenti del pronto soccorso? Se tu a un tavolo tagli le gambe, poi come farà a stare in piedi?”, chiede un operatore dell’ospedale che preferisce rimanere anonimo. “Una domanda che va girata a quei settori della politica che dovrebbe prendere in considerazione questi dati oggettivi, prima di annunciare vittorie inesistenti”, conclude Procopio, ricordando che “solo un’attenta analisi delle piante organiche e dei bisogni, insieme al dialogo con i sindaci, gli operatori e le forze sociali realmente coinvolte nella sanità, potrà portare qualche beneficio a un’utenza che sta pagando sulla propria pelle la progressiva sottrazione dei servizi primari per la sua salute”.
Teresa Pittelli