Morta Adele Cambria. Il ricordo dei colleghi che hanno avuto il privilegio di conoscerla.

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Adele Cambria

“Purtroppo mia madre si è spenta stanotte. Pace all’anima sua”. Queste parole scritte su facebook da Luciano Valli, figlio di Adele Cambria, hanno generato subito un fiume di messaggi di addio, ricordi e condoglianze da parte di giornalisti, scrittori, colleghi, e tanta gente comune che aveva avuto il privilegio di conoscere la giornalista e scrittrice o di condividere un pezzo di strada con lei. La cerimonia funebre si terrà sabato 7 novembre 2015 alle ore 15 nella Chiesa Rettoria S. Salvatore in Onda, via dei Pettinari 51 a Roma, mentre la salma è esposta nella camera mortuaria dell’ospedale FatebeneFratelli all’Isola Tiberina.

Adele Cambria la giornalista, Adele Cambria la femminista. Figura centrale del ’68 e pioniera del giornalismo insieme a Camilla Cederna e Oriana Fallaci, è morta a Roma la notte scorsa all’età di 84 anni. Era nata a Reggio Calabria nel 1931, per approdare a Roma con il sogno del giornalismo. Ha scritto per Paese Sera, La Stampa, L’Espresso, il Messaggero, L’Europeo, L’Unità, ed è stata colonna portante di Noi donne (la rivista dell’Udi), dal 1969 al ’99, e direttrice di Effe. Numerose le collaborazioni televisive a partire dalla Rai, mentre da ultimo aveva una rubrica all’interno della trasmissione de La7 Le invasioni barbariche. Scrittrice e autrice di testi teatrali, fondamentale per lei era stato l’incontro con Pier Paolo Pasolini, che l’aveva voluta in Accattone, Comizi d’amore e Teorema.

Pensatrice acuta, giornalista di spessore, voce fuori dal coro, aveva grande disponibilità e dolcezza nei confronti dei giovani colleghi che le si accostavano, senza stizze e rimbrotti da “intellettuale con la patente”. E in tanti oggi la ricordano. “Addio alla mia straordinaria amica Adele Cambria: collega no, non oso sinceramente: il dio dei giornalisti si ricordi delle tante meravigliose cose fatte”, scrive il giornalista reggino Mario Meliadò, mentre Pietro Melia, storico inviato della Rai regionale, commenta: “Con lei se ne va un pezzo di giornalismo che diede lustro alla Calabria”. Annarosa Macrì, nota giornalista Rai, scrittrice e reggina come lei, scrive commossa: “Ci siamo volute così bene: Adele tenerissima e ribelle, già mi manchi”. Ed è di Maria Stella Ciarletta Pinneri questo struggente epitaffio: “Adele è stata una Maestra, ha vissuto epicamente più vite: giornalista, attrice, scrittrice, madre. E lo ha fatto plasmandone i caratteri con una vena di assoluta intelligenza e genio. Niente era impossibile per lei, e questo è stato il più grande insegnamento. Che negli anni ’50 una esile ragazza calabrese con gli occhi da strega può prendere un volo per Roma e realizzare le sue passioni, conseguendo traguardi professionali straordinari con la grazia e la semplicità di chi ha il dono del talento”. Solo alcuni tra i moltissimi messaggi di cordoglio, affetto e ammirazione per una figura indimenticabile della storia e della cultura italiana.

(tp)

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