Un “Mistero al cubo”, come i cubi color ocra che nell’immaginario collettivo di un paio di generazioni di calabresi sono il simbolo architettonico dell’Unical, l’universitò della Calabria. Costruita ad Arcavacata di Rende negli anni ’80 inseguendo il grande sogno di una classe dirigente formata direttamente in regione. E ora in crisi di risorse e forse anche di prospettive. Un filone di gustosa e affascinante ricostruizione storica, sociale e politica della Calabria che si intreccia con l’altro, quello del giallo, che inizia con l’omicidio del professor De Vitis, ordinario di diritto penale comparato trovato morto un venerdì mattina, già alla prima pagina, nel suo studio, al cubo 12C del campus.
Una trovata originale, praticamente geniale, del collettivo Lou Palanca, che ha già abituato il suo pubblico a romanzi corali di ambientazione storica entrati nel cuore dei lettori come Ti ho vista che ridevi, grande successo del 2015. L’opera, appena uscita per i tipi di Rubettino, è stata presentata ieri a Soverato alla Libreria Non ci resta che leggere. A presentare il libro c’erano due dei tre autori: Nicola Fiorita, professore associato all’Unical, dipartimento di scienze politiche, e Danilo Colabraro, presentati con appassionato interesse da Tullio Barni, professore di Anatomia alla Umg di Catanzaro.
E se il giallo, illustrato da Colabraro al pubblico di Soverato, avvince con i suoi personaggi “nè buoni nè cattivi”, le piste e i depistaggi, l’intreccio di caratteri maschili e femminili talvolta dipinti a contrasto tra di loro, dalla pm Angela Musso alla giovane Giusy Varrà, amante del professore e indiziata principale del suo omicidio, il racconto parallelo di quella mitica promessa disattesa, del campus universitario più grande d’Italia – un pezzo d’America trasportato nella campagna cosentina – offre lo spunto per riflessioni cruciali che pure ieri non hanno mancato di tenere banco. “L’università al Sud è in forte declino. Addirittura c’è chi scrive, dati alla mano, che sta morendo. E’ il risultato del calo di nascite, dei massicci trasferimenti al Nord – ha commentato Fiorita – ma anche di un’autonomia differenziata che nella politica universitaria e della ricerca è già in atto da anni, penalizzando enormemente il Sud”.
In platea anche alcuni studenti Unical. Qualcuno andato, anche a ragione, a fare al Nord la “specialistica”. Qualcun altro coraggiosamente rimasto a inventarsi un futuro, come le stesse Maria Grazia Posca ed Eleonora Fossella, che dopo la laurea in lettere nell’ateneo calabrese hanno aperto la libreria indipendente che tanta animazione culturale sta portando avanti sul territorio soveratese. Un libro da godere e da riflettere, quindi. Con la mente impegnata a capire chi sia l’assassino e il cuore al futuro dei nostri ragazzi e quindi di tutta la Calabria.
Teresa Pittelli