Giù le mani dal mercato. Questo il senso dell’intervento di un lettore, Pino Nucera, intervenuto dopo la notizia dell’apertura delle buste in Comune con le offerte per la locazione dell’immobile che ospita il mercato, offerte arrivate dai gruppi Paoletti e Az, attivi nel campo dei supermercati. Un intervento che con toni anche vivaci e accorati mette in chiaro l’importanza di garantire la fruizione pubblica del mercato coperto, al di là delle scelte che sulla struttura opereranno i nuovi locatari, che saranno designati nei prossimi giorni dalla commissione giudicatrice del Comune. Di seguito l’intervento di Nucera.
“Prosegue la procedura per l’alienazione/affitto dell’area del mercato Cimarosa. Ma non è chiaro il destino degli attuali esercenti. Senza una soluzione per i banchi e i gestori del mercato coperto ogni ipotesi è inaccettabile. Ho sentito dire di spostamento nell’area parcheggio accanto al Don Pedro. Ridicolo. Una spersonalizzazione definitiva, un esilio nel deserto, un luogo del nulla.
L’attività del mercato deve rimanere in un posto centrale. I prodotti a chilometro zero sono la memoria, la storia, la genuinità sulle nostre tavole. Sono i momenti delle chiacchierate mattutine, quando al gesto che indica il prodotto da acquistare si unisce il fatto di potersi scegliere le arance una per una, i finocchi, le verdure…
È un rituale antico accettato da tutti. Come il piccolo sconto sul conto, il buon peso, il “questo ce l’avete in più”…Le casse comunali stanno messe male. Ma non si possono salvare se in cambio si cedono spazi affettivi, memoria, l’essenza stessa di ciò che ci connota e possiede un pezzo del mosaico di quel che siamo. Questo non va bene.
Cerchiamo pure di salvare almeno un poco il bilancio del Comune. Seguiamo il corso della trasformazione delle nostre città in centri commerciali e mostre pubblicitarie e opere insulse, puro prodotto di marketing senz’anima e senza pathos.
Noi vogliamo il mercato con i prodotti della nostra campagna. E non ce ne fotte niente del resto. Non abbiamo intenzione di rinunciare alla nostra identità.
Altrimenti verremo a incatenarci al mercato. Chiaro?”
Pino Nucera