Bambini, genitori, famiglie. Striscioni, cartelli colorati, cappellini, bottigliette d’acqua e un grido: “Libertà”. Arrivati in tanti a Roma, circa 20 mila a quanto risulta dalle prime informazioni, per dire no a un decreto legge – approvato lo scorso 19 maggio dal consiglio dei ministri – che rende obbligatorie dodici vaccinazioni. E punisce con pesanti sanzioni, oltre alla segnalazione al tribunale dei minori, i genitori che non si adeguano. Tra queste la mancata accettazione all’asilo e alla materna per i bimbi da 0 a 6 anni e pene pecuniarie fino a 7.500 euro per la mancata vaccinazione dei ragazzini tra i 6 e i 16 anni.
Un decreto emanato da un governo in scadenza, in violazione – secondo il parere di migliaia di famiglie, di numerose associazioni, di alcuni costituzionalisti ed esponenti politici (da ultimo il magistrato Ferdinando Imposimato) – della riserva di legge posta dall’articolo 32 della Costituzione per qualsiasi atto sanitario, oltre che di numerose convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, e dell’orientamento di molti paesi europei dove vige la libertà di scelta e al contempo alte coperture vaccinali. Molti sono partiti con i bimbi. Altri hanno fatto il sacrificio di lasciarli ai nonni o all’altro coniuge, pur di esserci. “Non siamo pregiudizialmente contro i vaccini, chiediamo ragionevolezza, cautela, anamnesi attenta per i nostri bimbi prima dell’inoculo, perché conosciamo ormai molti danneggiati e parliamo della pelle dei nostri bimbi, la cosa più preziosa che abbiamo”, spiegano in tanti.
E tra i tanti pullman arrivati in piazza Bocca della Verità da tutte le parti di Italia, una delegazione di genitori, attivi sul territorio delle cinque province, è arrivata anche dalla Calabria. Resta ora da vedere la reazione della politica all’ennesima dimostrazione dell’esistenza di un nutrito fronte contrario alle modalità e ai contenuti di questo decreto, che dovrebbe iniziare domani l’iter in parlamento per essere convertito in legge entro sessanta giorni, pena la decadenza.