Non hanno neanche finito di depenalizzare l’ingiuria che un noto allenatore (Maurizio Sarri) ha rivolto a un suo famoso collega (Roberto Mancini) epiteti irripetibili durante una partita davanti a migliaia di tifosi da stadio e milioni di spettatori televisivi (Napoli-Inter). Nel post-partita, momento amatissimo dagli uomini quasi quanto le donne sono intrigate dai preliminari, è scoppiata una bomba mediatica: davanti a taccuini e microfoni l’offeso, un po’ come si faceva ai tempi dell’asilo, ha accusato l’autore del turpiloquio, mentre quest’ultimo ha risposto: “Mi scuso ma è normale che nei momenti di tensione si possano usare insulti omofobi. In realtà non è l’insulto che conta, ma la possibilità di scaricare adrenalina”. E’ “normale” quindi dare del finocchio, o del democristiano, a chicchessia, in momenti particolari e comunque brevi.
Nonostante sia un assiduo frequentatore del mondo calcistico e sportivo, debbo ammettere di essere rimasto allibito. Da ex Dc mi ha molto colpito il fatto che l’appartenenza al partito che fu di Moro possa essere considerata alla pari di pesanti giudizi sulla sessualità! In secondo luogo continuo inutilmente a stupirmi di come gli esseri umani, quasi idolatrando un concetto di “normalità” in realtà mai esistito, continuino a stabilire che l’essere diversi sia qualcosa di cui vergognarsi e sulla quale contare quando si vuole, con le parole, fare del male a qualcuno. Ciccione, scheletro, negro (i miei figli mi spingono a essere politically correct dicendo nero e/o di colore), muso giallo, tappo, giraffa … quante volte abbiamo assistito a “discorsi filosofici e filologici” basati su queste importanti discriminanti? E’ come se dovendo litigare tra degenti in ospedale si battesse su definizioni tipo: “Ingessato, stupido, traumatizzato”.
Gli unici che hanno tratto un lauto profitto dall’evento sono stati i giornalisti che hanno cavalcato l’impennata dello share sulla carta stampata, in tv oppure sul web (forse io pure mi sto dando all’equitazione … ma poco importa se, alla fine, ci saranno tanti like). Era quasi mezzanotte quando un amico mi ha “ whatsappato” avvisandomi che su Rai Sport 1 c’era qualcosa da vedere: se si pensa all’effetto moltiplicatore esteso a tutt’Italia, un canale televisivo di nicchia ha fatto il pieno di contatti, grazie a persone felici di sentire parole tipo “frocio&finocchio” al posto del solito “avremmo meritato almeno un pareggio ma ora pensiamo alla prossima partita”.
Un concetto, però, è emerso in maniera nitida dall’episodio del litigio tra gli allenatori di serie A: nel calcio alcune cose devono rimanere all’interno dello spogliatoio, riservate agli addetti ai lavori; non devono trapelare perché così si è sempre fatto e così bisognerà fare sempre! E’ un po’ lo stesso principio in base al quale una moglie non deve mai accusare un marito violento o un soldato deve accettare in silenzio episodi di nonnismo. Un noto sportivo che denuncia pubblicamente un modo di ragionare e comportarsi ottuso e primitivo desta meraviglia, così come sembra un po’ strano il comportamento di chi si ribella all’imposizione del pizzo o di chi chiede quanto gli spetta non per favore ma per diritto. Visto che la nostra vita è organizzata nel miglior modo possibile e che le nostre case sono piene di tappeti sotto i quali nascondere la polvere, che senso ha fare i sapientoni e cercare di cambiare uno “status quo” apprezzato e consolidato?
Lo scapaccione, l’offesa, l’imposizione sono titoli e guarentigie che si riconoscono a chi ha e gestisce potere. Che Capo sei se non alzi la voce e non approfitti della tua – supposta – superiorità, almeno gerarchica? I concetti di servizio e amore verso il prossimo sono validi solo se parli al popolo da una finestra alta e lontana.
Last, but not least, un’ultima considerazione: se tutta questa confusione è nata dalla tensione esistente tra i partecipanti a un’importante partita di calcio, immaginate quanto e cosa si saranno detti Samantha Cristoforetti e i suoi colleghi astronauti quando hanno guidato per mesi una navicella nello spazio?
Giorgio de Filippis
Quel “quasi quanto le donne sono intrigate dai preliminari”, lasciato là con suprema noncuranza nell’esordio dell’articolo, ci fa pensare.
A noi non risulta affatto che le donne siano intrigate dai preliminari di una partita di pallone e domandiamo anche quali siano, tali preliminari in cui “intrigarsi”. L’inno nazionale? I giocatori che lo mimano? La mano sul cuore? Il fischio di inizio?
Se però l’autore si riferisse ad altri “preliminari”… allora il linguaggio sessista e offensivo, stavolta verso il genere femminile, sarebbe anche il suo e allora…
Con rispetto, naturalmente, potremmo sbagliare. Sempre e soltanto per comprendere.
E’ importante non leggere irriguardosi e abusati luoghi comuni, troppe volte del tutto inutili.
Grazie.
Soverato Perché 2