E’ l’una di pomeriggio di un giovedì di primavera a Soverato. Su corso Umberto I, giusto all’angolo con il supermercato Sinopoli Crai si sentono le urla di una donna che dalla cineseria, che si trova a due isolati di distanza, corre provando a liberarsi dall’uomo che la afferra dal braccio e la scuote mentre, nel frattempo, la rimprovera nella loro lingua, il cinese.
Il corso è pieno di macchine e pedoni che tornano a casa per la pausa pranzo. Ancora alcuni negozi sono aperti, ma in fase di chiusura. L’uomo (che per età potrebbe essere il padre o suocero o forse uno zio della ragazza) è riuscito a fermare la corsa di lei che, stanca dei tira e molla, si è seduta singhiozzante sul bordo del marciapiede. I rimproveri non finiscono qui, le macchine continuano indisturbate la loro corsa, la gente si ferma a guardare incuriosita da tutti gli angoli che incrociano la scena, ma nessuno fa nulla per soccorrere la ragazza che si trova per terra.
Poco dopo arriva il marito della donna e ferma la lite – a quanto pare familiare – che dopo questa scenata è diventata di dominio pubblico. C’e una ragazza che dal marciapiede opposto scatta una foto, forse per utilizzarla come prova quando arriveranno le forze dell’ordine – che nessuno ha chiamato – ma attira l’attenzione della coppia, la “vittima” della lite e suo marito, che iniziano a inseguirla fino a fermarla di fronte all’ufficio postale per supplicarla di cancellare quegli scatti, spiegando che si trattava di una lite in famiglia senza strascichi. Questa volta, però, grazie al pronto intervento dei passanti, la testimone è riuscita a scampare pacificamente alle pressanti richieste.
Quando parliamo di maltrattamento sulle donne – anche solo presunto o fosse anche un isolato episodio di litigio in famiglia scappato di mano – non si dovrebbero però fare differenze. Una donna va rispettata e difesa che sia italiana, asiatica, sudamericana, cattolica o musulmana, che ci stia simpatica o meno. Dovremmo reagire di fronte a situazioni di maltrattamento e non rimanere indifferenti per evitare “guai o rappresaglie”. Oggi ci sono stati due scenari diversi, con gli stessi osservatori, e due ragazze che scappano di corsa sulla stessa strada: una non viene difesa dai passanti, l’altra sì. Lasciamo il beneficio del dubbio in qualunque caso.
A ogni modo è utile ricordare che il 25 novembre 2015 si è tenuta a Soverato una marcia silenziosa nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una marcia che ha percorso lo stesso Corso dove oggi si è svolta la lite e che ha contato con il sostegno di molti negozi, che hanno aderito all’iniziativa decorando le loro vetrine con disegni e manifesti.
Maria Isabelle Nieto