Palazzo Campanella a Reggio Calabria è un edificio esagerato. Nella misura e nella forma. Non per nulla viene chiamato “l’Astronave”. Ma dentro non ci sono astronauti o marziani, ma “onorevoli”. Così si fanno chiamare gli inquilini e non c’è verso di fargli capire che è un titolo abusivo. Come frequentatore dei palazzi della politica per lavoro, visto che faccio – ahimè – il cronista, ricordo quando avvicinai un “onorevole” fresco di nomina che mi redarguì perché non l’avevo appellato come tale. Fu arrestato dopo alcuni giorni perché ritenuto organico alla ‘ndrangheta.
Un “palazzo” opaco, cinico, autoreferenziale, ambiguo che si è sempre coperto dietro la dignità istituzionale della funzione. Il bilancio del Consiglio regionale è come il quarto segreto di Fatima: nessuno lo conosce perché non è mai stato pubblicato nell’analisi dettagliata delle singole voci che lo compongono. Ogni richiesta di chiarimenti ha sempre trovato il muro della “autonomia” istituzionale.
Ci sarebbe da discutere sulla qualità delle leggi prodotte. Ma ci porterebbe lontano. Basterebbe soffermarsi sulle leggi smantellate dagli organi superiori e tutte le furbizie messe in atto per cambiare la legge elettorale alla vigilia del voto, nel corso degli anni, nella continuità dei sepolcri imbiancati.
Le misure dell’Astronave, dicevo. Spazi enormi, metri quadrati esagerati. Per fare cosa? Due sedute al mese, più il lavoro delle commissioni. In realtà le decisioni che contano, per quello che contano, non sono prese né nelle commissioni né in aula. I decisori veri risiedono nell’ufficio di presidenza e nella conferenza dei capi gruppo. Li si chiude il cerchio di una prevalente mentalità consociativa che dura da decenni. Adesso poi che i consiglieri regionali sono scesi dagli iniziali 50 membri agli attuali 31, il palazzo sembra una taglia 42 dentro un vestito taglia 54. Dietro la pomposità c’è il vuoto. Persino l’arredamento di rappresentanza è orrendo, come il brutto affresco storico che campeggia nell’aula. Ma pochi sanno che dietro c’è un piccolo Louvre pieno di oscenità.
L’inchiesta in corso, senza fare i moralisti e i giustizialisti, si commenta da sé. Quand’anche il Tribunale del Riesame dovesse scagionare gli indagati, resterebbe, resta, la miseria umana. Lo scontrino del caffè. 70 centesimi. Plebei.
Bruno Gemelli