Nuova classifica con la Calabria “cenerentola”: questa volta è nel benessere, qualità della vita e condizione socio-economica delle madri. Essere madri in Italia è difficile, queste le conclusioni del Rapporto Mamme 2016 di Save the children pubblicato oggi, ma in Calabria e nel Sud lo è ancora di più. La classifica regionale costruita con la media della posizione per ognuno degli indicatori presi in esame, per il 2016 mette il Trentino Alto Adige al primo posto, seguito da Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Liguria in ottava posizione. I territori nei quali essere madre rappresenta una condizione particolarmente critica sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno: alla 17esima posizione la Basilicata, quindi Sicilia e Campania, e ultima la Calabria. I forti squilibri territoriali che caratterizzano il nostro paese sotto molteplici aspetti, dallo sviluppo economico e occupazionale al welfare locale, si rilevano così anche nella condizione delle mamme in Italia (nel video di StC gli auguri a tutte le mamme, che rischiano la vita per i bimbi già prima che nascano e lottano per vederli crescere e proteggerli da tutto…).
Prendendo spunto dal Mothers’ Index internazionale, Save the Children ha riproposto a livello regionale un Mothers’ Index italiano che aiuta a comprendere le differenze tra i vari territori rispetto alla qualità di vita e di benessere per le mamme. La metodologia utilizzata è stata ripresa dall’indice internazionale. Seguendo questa traccia, per il Mothers’ Index regionale italiano si è provveduto a selezionare tre aree di maggiore interesse e pertinenza rispetto alla vita delle mamme d’Italia: cura, lavoro e servizi, che sono stati rappresentati in tutto da 11 indicatori. L’area relativa alla “cura” vuole mettere in evidenza un dato di contesto relativo alla scelta di maternità delle donne italiane (tasso di fecondità) e alla distribuzione interna alle coppie del lavoro di cura: in questo campo emergono responsabilità maggiori delle donne nel lavoro non retribuito, sia familiare che domestico, tanto più vistose quanto più se riferite alle coppie con figli nei quali entrambi i partner lavorano.
L’area riferita al “lavoro” prende in considerazione in termini positivi il tasso di occupazione femminile e in termini negativi il tasso della mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Pur non essendo tale dato specificatamente riferito alle madri, la lettura circoscritta alle fasce di età 25-34 anni, 35-44 anni e 44-54 anni consente di prendere in considerazione le generazioni di donne maggiormente coinvolte nella maternità o che potenzialmente lo potrebbero essere. L’area dei “servizi” ha esaminato invece la competitività territoriale delle regioni italiane rispetto ai principali servizi di cura per l’infanzia, con indicatori come la presa in carico degli utenti per gli asili nido e per i servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia, oltre alla percentuale di bambini tra i 4 e i 5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia.
Un’analisi quella dell’associazione no profit internazionale che mette in luce la persistente complessità dell’essere madri oggi in Italia: un carico di lavoro, sia familiare che retribuito, che mette a dura
prova le loro capacità di resistenza e ne mina certamente le possibilità di crescita personale. “I dati confermano che essere madri in Italia rappresenta oggi una condizione inequivocabile di svantaggio
sociale, professionale ed economico, che penalizza le loro capacità di crescita sotto ogni punto di vista. La responsabilità della cura delle persone, soprattutto bambini e anziani, viene infatti sostenuta prevalentemente dalle donne e, tra queste, in modo speciale dalle madri. Un sacrificio che, se dal punto di vista umano si può solo definire encomiabile, spesso è così impegnativo da spaventare le donne al punto da indurle a ridurre le loro aspirazioni riproduttive”, spiega il rapporto.
D’altra parte, la condizione delle madri in Italia rappresenta anche un potenziale di crescita non espresso. Le madri italiane di oggi hanno sicuramente un livello di istruzione più elevato di tutte le generazioni che le hanno precedute, e la loro condizione le predispone ad una capacità di relazione, di cura e di empatia che difficilmente altre esperienze umane e professionali possono sviluppare con analoga intensità. Recentemente alcune pubblicazioni hanno sottolineato che l’esperienza della maternità e della genitorialità – spesso considerate come problematiche in ambito lavorativo – permettano invece alle persone di sviluppare resilienza, empatia e maggiore capacità d’ascolto, preziose per la carriera delle persone e anche nel mondo del lavoro in generale. La raccomandazione di Save the children è rivedere le politiche di welfare pubbliche in favore del sostegno alla conciliazione tra lavoro e famiglia, al lavoro femminile e delle mamme in particolare, oltre che del cambiamento dei ruolo di genere nella cura. “Le mamme rappresentano una risorsa importante che il nostro sistema sta sacrificando in nome di un’organizzazione sociale familista palesemente non più adeguata ai tempi”, conclude il rapporto, anche a causa della crisi demografica ed economica del paese che richiederà politiche diverse per affrontare i cambiamenti sociali in corso e futuri.
t.p.