“Ogni anno la stessa storia. Mi alzo già nervosa, sapendo che tutto il giorno dovrò rispondere a battute tipo: –Ma dai? Quindi tu compri anche i cioccolatini a San valentino!- o –Ah si boh forse, non mi ricordavo, comunque è una cosa commerciale- e mi dico: – Adesso leggerò qualcosa di definitivo, fondamentale, sull’8 marzo che mi ritempri e sia utile e chiaro da citare -. Poi mi areno, nulla mi sembra sufficientemente profondo e finisco per pensare che la semplice, sobria, pagina di Wikipedia dice già tutto quello che serve”. L’incipit di questo articolo l’ho rubato a Sara Menafra, bravissima collega che ho conosciuto quando lavorava a Il Manifesto, e che è ora una firma de Il Messaggero. E l’infallibile wikipedia ricorda che la Giornata internazionale della donna, comunemente definita Festa della donna, tenuta negli Stati Uniti per la prima volta nel 1909, ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui sono state oggetto e lo sono ancora, in tutte le parti del mondo.
DONNE E VIOLENZE. E allora si dovrebbe parlare di violenza e femminicidi, ben già 10 e cruenti in soli due mesi da che è iniziato il 2016; si potrebbe parlare di violenza ostetrica per me che faccio parte dell’associazione Innecesareo, che proprio sabato scorso ha tenuto un cruciale incontro pubblico all’ospedale Pugliese di Catanzaro su corretta informazione delle donne e mancato rispetto della mamma e del neonato alla nascita, nella maggior parte degli ospedali italiani, nel momento cruciale per la vita di entrambi (un convegno durante il quale tanto il primario del reparto ospedaliero che il dirigente del reparto universitario di ostetricia e ginecologia hanno ritenuto di abbandonare la sala, composta al 90% da donne, con toni contrariati e poco concilianti). Considerando che l’unico quotidiano cartaceo presente, la Gazzetta del Sud, con un articolo proprio di oggi, 8 marzo, ha ufficialmente preso le parti del primario (che per la cronaca non era affatto sotto accusa), considerando la durissima lotta per far rispettare il punto di vista delle donne nel sistema medico-ospedaliero, viene in mente il film Suffragette, appena uscito in sala, che narra con quanti sacrifici, violenze e determinazione le donne hanno portato avanti e vinto la battaglia per il diritto di voto.
DONNE E BATTAGLIE. Si potrebbe parlare di mercificazione del corpo femminile, con lo scontro di opinioni virulento sulla questione “utero in affitto”, nella quale concordo con i gruppi di femministe europei che hanno chiesto al parlamento francese lo stop universale a una pratica che lede la sovranità sul proprio corpo tanto delle donne quanto delle persone (già, sono proprio persone!) che nascono, aprendo la strada all’industrializzazione della creazione della vita. Molti gli spunti già affrontati in questi mesi ai quali si può rimandare, insomma, che mostrano come la violenza sulle donne abbia tantissimi volti, anche insospettati, anche nei luoghi ritenuti più sicuri. Senz’altro importante, nella lotta per un’ancora imperfetta parità di genere, combattere gli stereotipi già dall’asilo, con la classica divisione tra “giochi da maschio” e “giochi da femmina” per lo più trasmessa dagli adulti. Bellissimo, su questo, il libro per bambini su Frida Kalho edito da Milkbook per la collana “Antiprincipesse“, che racconta modelli femminili che nel corso della loro vita si sono distinti e fatti apprezzare non tanto o non solo per la loro bellezza o eleganza, ma per aver seguito e lottato per i propri ideali, dato voce alle proprie aspirazioni, essere state pienamente se stesse superando pregiudizi e ostacoli.
DONNE E “LA FESTA”. E per chiudere con un sorriso augurale di ottimismo e speranza questo “editoriale da 8 marzo”, vediamo come a Soverato e dintorni uomini e donne intendono oggi questa festa. Si parte con l’impeccabile ex parroco della città don Lindo Formato che cita Dante: Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali; battagliera e fiera come sempre, invece, Serena Voci, presidente della Lega per la difesa del cane, che ricorda il pensiero espresso già un anno fa: “Se vuoi che venga detto qualcosa chiedi ad un uomo. Se vuoi che venga fatto qualcosa chiedi a una donna! Auguri a tutte le donne che ogni giorno affrontano la vita a testa alta affrontando innumerevoli difficoltà senza scendere mai a compromessi, a tutte le donne che fanno della loro passione un esempio di vita, a tutte le donne che pur non avendo la possibilità di agire hanno il coraggio di esporsi (…). Per la storica maestra elementare Barbara Froio, invece, “ricordare si, festeggiare non credo. Ancora oggi abbiamo tanto da lottare per vedere riconosciuta la nostra dignità di essere umano”. Peppe Chiaravalloti, organizzatore di tanti eventi e già presidente della pro-loco cittadina, manda il suo augurio con il video del celebre passo recitato da Roberto Benigni: “State molto attenti a far piangere una donna, perché Dio conta le sue lacrime. La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore. Ma dal fianco per essere uguale. Un po’ più in basso del braccio per essere protetta, dal lato del cuore per essere amata”.
Teresa Pittelli