Daniele Rossi racconta la lotta di sua sorella Alessia contro un melanoma. “Prevenire è importante”.

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Daniele Rossi

Daniele Rossi, contitolare dello storico marchio Caffè Guglielmo e presidente di Confindustria Catanzaro, rompe il muro del silenzio su un dramma privato. E lo fa per aiutare tutti a riconoscere l’importanza della prevenzione di uno dei tumori più insidiosi prima da individuare e poi da sconfiggere: il melanoma. “Semplice parlare di viaggi, di caffè, di impresa e associazionismo. Oggi voglio condividere con voi qualcosa di personale, ma che deve far riflettere su come la prevenzione possa salvare la vita. Oggi parlo di una persona che con me ha un legame di sangue, mia sorella, ragazza riservata e timida, che dal 2005 combatte un male terribile: il melanoma”, ha scritto ieri Rossi sul suo profilo facebook, sorprendendo quanti sono abituati a vederlo impegnato sulla scena pubblica, sociale ed economica in primis, e su quella imprenditoriale. “Prima sul TG2 ho visto un servizio su questo male e oggi voglio raccontarvi il calvario di una famiglia, ma soprattutto di mia sorella”, spiega l’imprenditore, che comincia così il suo racconto.

“Primavera 2005, i primi soli, ho notato sul polpaccio di mia sorella una palla difforme nera, un neo mai visto. ”Alessia, ma che è quella cosa?” “Non è niente…”. L’ho obbligata ad andare subito da uno specialista, è stata immediatamente operata e le è stato asportato il neo con una grande pulizia. E’ rimasto però il dubbio che fosse tardi, troppo tardi. Fatte le analisi è risultato essere un melanoma di quarto grado, il peggiore. Siamo andati immediatamente a Milano dal prof. Natale Cascinelli (oggi deceduto, ndr), ritenuto un luminare, ma in quel momento toccare nuovamente la parte significava rischiare di sprigionare il tumore in tutto il corpo, bisognava attendere per andare poi a togliere i linfonodi colpiti. E cosi è stato”, prosegue Rossi.

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Rossi con la sorella Alessia

L’imprenditore calabrese racconta quindi l’iter faticoso fatto di controlli, speranze e ricadute (dopo qualche mese, i controlli hanno mostrato che il male era arrivato ai linfonodi inguinali. E’ seguita perciò un’operazione con uno svuotamento quasi totale di tutta l’area…). “È una male di merda, subdolo, bastardo. È tornato dopo 4 anni e nel 2009 a Roma al Regina Elena mia sorella si è sottoposta ad un intervento pazzesco che è durato 10 ore dove hanno immesso con delle cannule dall’inguine per tutta la gamba un liquido chemioterapico ad alta temperatura come per bonificare, pulire la parte. Una tecnica nuova, molto cruda e dura. Li ho capito la forza di mia sorella, le donne in questo sono da esempio e danno tanto”, osserva Daniele Rossi.

“Ha superato il colpo e sono passati altri 6 anni. Nel 2015 per fortuna un falso allarme, si è sottoposta ad altro intervento per scongiurare il ripresentarsi della malattia, ma si è trattato di una cisti alle ovaie. Condividere con voi oggi questo significa per me dire a tutti di non prendere mai sottogamba un neo, o qualsiasi segnale potenzialmente pericoloso. La prevenzione, in ogni campo, è la cosa più importante. La prima cosa è la salute, si dice sempre. Condividere con voi questa storia è stato per me dire a mia sorella che è una grande donna che mi ha dato e mi darà tanto perché ha dimostrato una forza pazzesca, convivendo per anni con il pensiero di avere dentro un male che può tornare all’improvviso. In ogni famiglia purtroppo esistono casi del genere, ma è bene parlarne e non vergognarsi, ma combattere insieme. Un pensiero a chi per mali così grandi non c’e’ più. Pubblico questa nostra foto insieme, del 2001 – conclude Rossi il suo appello intelligente, utile, accorato e amorevole –  e ti mando un bacio, Alessia”.

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