Sono passati sette anni dall’ultima volta in cui una squadra calabrese ha partecipato al campionato di massima serie: il 20 maggio 2009 la Reggina salutava la Serie A. Ora una nuova avventura è pronta a cominciare e a rappresentare la Calabria sarà il Crotone.
I rossoblu hanno conquistato la prima promozione della loro storia, dopo una stagione trascorsa da leader del campionato cadetto. I pitagorici hanno sorpreso tutti: impensabile a inizio anno un risultato simile, specialmente considerando che nella stagione precedente il club dei fratelli Vrenna si era classificato sedicesimo, evitando per un pelo i rischiosissimi play-out.
A fare la differenza è stato il gruppo, come spesso sottolineato dall’allenatore Ivan Juric. Il tecnico croato è uno dei principali artefici di questa unione, è stato capace di far coesistere all’interno dello spogliatoio serietà, concentrazione, ma anche serenità: la tensione, sempre altissima, per un obiettivo che man mano, da impossibile, sembrava avvicinarsi sempre più è stata gestita nel migliore dei modi.
Un altro aspetto da non trascurare è la campagna acquisti messa in atto. La squadra è stata costruita spendendo pochissimo (60mila euro, per un solo cartellino), ma nonostante ciò è stata rinforzata in modo intelligente e preciso. Nomi che potevano sembrare inadeguati, di seconda fascia, si sono rivelati fondamentali. Vien da sé citare Ante Budimir, che va considerato indiscutibilmente il trascinatore della squadra. Preso in prestito dal St. Pauli, club della seconda divisione tedesca, l’attaccante è arrivato da perfetto sconosciuto dopo che in Germania aveva messo a segno un gol in ventuno presenze.
Solo un pazzo avrebbe potuto puntare su di lui. Ma Jimi Hendrix diceva che “la pazzia è come il paradiso. Quando arrivi al punto in cui non te ne frega più niente di quello che gli altri possono dire, sei vicino al cielo”. Ebbene, Giuseppe Ursino si è dimostrato un pazzo perfetto, non ha dato importanza a cosa si potesse pensare e il cielo l’ha toccato: Budimir si è rivelato uno degli acquisti più indovinati degli ultimi anni: 16 reti in 40 partite, capocannoniere della squadra. Ovviamente è stato riscattato, per una cifra che, dopo il campionato trascorso, è da considerarsi veramente irrisoria: un milione. In Germania si staranno mangiando le mani.
L’elenco degli acquisti a zero, ma decisivi, però è molto lungo: dal portiere Cordaz a Stoian, da Yao a Capezzi, ma anche Federico Ricci. Tutti arrivati senza dover sborsare un euro. E come se non bastasse, a stagione in corso, è arrivata la ciliegina sulla torta, il tocco di classe: Raffaele Palladino. L’ex attaccante della Juventus era svincolato e la dirigenza del Crotone l’ha tesserato senza farselo dire due volte, dando un chiaro segnale su quanto fosse voluta questa promozione. Il suo acquisto si è rivelato decisivo.
La squadra di Juric, fin dall’inizio, ha dimostrato di poter giocare per i primi posti e a lungo ha guidato la classifica. Dopo un inizio che per qualcuno poteva essere solo fumo negli occhi, giornata dopo giornata, i pitagorici si sono confermati al livello dello strafavorito Cagliari. Non una cosa semplice. I sardi disponevano di un organico da Serie A e si sapeva avrebbero conquistato la promozione. Nessuno però immaginava che avrebbero dovuto lottare così per il primo posto. Al momento della matematica certezza di promozione, infatti, il Crotone era in testa. Dopodiché un calo di concentrazione, prevedibile e concepibile, ha portato gli isolani davanti, alla fine di un solo punto.
Ma la stagione del Crotone, come sempre nel calcio, è stata scossa anche da momenti di difficoltà e da notizie che avrebbero potuto destabilizzare l’ambiente. Come, ad esempio, quella dei fratelli Vrenna finiti sotto la lente dell’antimafia. La DDA di Catanzaro era arrivata addirittura a chiedere il sequestro della società, in quanto per i magistrati i due fratelli erano “imprenditori attigui al fenomeno mafioso”. Ma alla fine tutto si è risolto: il Tribunale di Crotone ha respinto la richiesta, definendo i due fratelli estranei alle vicende della criminalità organizzata crotonese. Questo non fa altro che sottolineare ancora di più l’ottimo compito svolto per mantenere la serenità intorno all’ambiente. Serenità che, come detto, è stata garantita anche dal lavoro di Juric; il tecnico è però destinato a partire. La sua avventura in Calabria sembra terminata, nonostante il presidente Vrenna abbia cercato di convincerlo più volte a restare almeno un altro anno. Ma certi treni passano una volta e Juric vuole sfruttare l’onda dell’ottima annata per mettersi in mostra in piazze più grandi. La speranza è che i rossoblu restino in A il più a lungo possibile, in modo da poter scrivere un’altra pagina di storia sportiva calabrese, dopo il Catanzaro e la Reggina.
Ma la promozione si spera faccia bene anche a tutta la regione calabrese. E i modi affinché ciò avvenga possono essere tanti. Uno di questi è stato messo in atto proprio dall’F.C. Crotone: la società rossoblu ha creato “Crotone+ Platform” che è, si legge sul sito ufficiale, “una piattaforma di lavoro divisa in 4 sezioni che permetterà al Crotone Calcio di coinvolgere tutto il territorio calabrese, gli sponsor, i tifosi, le istituzioni, il pubblico e gli appassionati di sport. Sarà utile per far crescere il brand Crotone Calcio, per valorizzare il territorio e distribuire aiuti concreti operando nel sociale nonché per divulgare i valori positivi dello sport nelle scuole”.
In modo particolare la Sezione “Territorio” è quella dedicata alla promozione e valorizzazione del territorio di appartenenza: Comune, Provincia e Regione. Ma anche la Sezione “Scuola” e quella “Solidale” non sono da meno, con la prima dedicata alle scuole di tutta la Calabria che servirà a legare il Crotone Calcio ai bambini ed ai giovani, fidelizzandoli e divulgando i valori positivi dello sport; la seconda invece distribuirà aiuti concreti alle persone bisognose e visibilità alle associazioni che operano nel volontariato.
Obiettivo raggiunto, il Crotone giocherà la Serie A. I fratelli Vrenna, dopo ventitre anni di proprietà, hanno coronato il sogno. Ma questo deve rappresentare un punto d’inizio: c’è una Serie A da difendere.
Stefano Bressi