Dopo tanto silenzio arrivano le prime risposte importanti da parte delle istituzioni sul caso di Catia Viscomi, la giovane mamma soveratese, medico ospedaliero, entrata in coma il 7 maggio 2014 all’esito del taglio cesareo per far nascere il suo primo bimbo, al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, e mai più svegliatasi dallo stato di coma da allora. Se la magistratura nei giorni scorsi ha dimostrato di aver saputo ascoltare le ragioni processuali avanzate dalla famiglia – dicendo no all’archiviazione del caso che era stata chiesta dal pm e ordinando la prosecuzione delle indagini sulle responsabilità medico-amministrative per la vicenda – oggi a muoversi è il Ministero della salute.
Con una lettera indirizzata al dipartimento salute della Regione Calabria, nonché alla direzione generale dell’Asp e al marito di Catia, Paolo Lagonia, che porta avanti insieme alla famiglia la battaglia giudiziaria e che si era rivolto anche al ministero, la direzione ministeriale “Programmazione sanitaria, livelli essenziali di assistenza e principi etici del sistema” chiede all’assessorato calabrese una relazione “con ogni utile informazione disponibile, diretta a chiarire gli accadimenti che il 7 maggio 2014 portarono Caterina Viscomi, nelle fasi immediatamente successive al parto cesareo, a uno stato di coma persistente”.
“Da quanto rappresentato dal signor Lagonia, e dalla disamina della documentazione trasmessa, sembra emergere, al di là degli esiti processuali in sede penale, un percorso assistenziale quantomeno non adeguato alle condizioni della paziente nelle fasi di gestione del parto e dell’emergenza verificatasi nell’immediatezza del taglio cesareo, resosi necessario per il mancato impegno del feto nel canale del parto”, scrive il ministero, che segnala l’urgenza di acquisire ogni utile elemento informativo sul caso. E chiede alla Regione di verificare quanto accaduto e comunicare con sollecitudine gli esiti delle verifiche. Un altro tassello si aggiunge quindi alla lotta per non far cadere nel dimenticatoio l’assurda vicenda di Catia, che si trova attualmente in una struttura di Crotone in coma permanente, una lotta condotta dalla famiglia in tribunale, ma non solo. Per Catia, da tutti amata e stimata, si è infatti mobilitata anche l’intera comunità soveratese, il sindaco della città, Ernesto Alecci, la stampa compreso il Tg1, e ora a muoversi è la massima autorità nazionale in tema di erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che in questa storia vuole vederci chiaro.
Teresa Pittelli