Occasione per il j’accuse sulla “stasi di confronto, dialogo e idee”, anzi proprio sulla “fine dell’era Bruno” alla segreteria provinciale del Partito democratico, per Michele Drosi, segretario vicario che ha appena rassegnato le dimissioni dall’incarico, è stata la presentazione del suo ultimo libro. Drosi, di salda formazione e fede socialiste, ha da poco dato alle stampe per Rubbettino il volume La politica di Giacomo Mancini per la difesa del suolo e la tutela del paesaggio, presentato mercoledì scorso all’hotel Perla del Porto nell’ambito degli eventi collaterali del Magna Graecia film festival in corso a Catanzaro lido tra star di hollywood, attori e artisti italiani, opere prime mai banali, sotto la direzione di Gianvito Casadonte.
“Questo Pd non è un partito attualmente ma un circo Barnum”, ha tuonato Drosi parlando con il pubblico dell’eredità di rigore e “idealismo pratico” di Mancini sulla sua visione della politica odierna. “I partiti per essere credibili e arginare grillismo, populismo e astensionismo devono dotarsi di regole trasparenti ed essere più credibili”, ha spiegato il sindaco di Satriano e presidente di Anci piccoli comuni. “Di conseguenza servono gruppi dirigenti che portano avanti una linea di questo tipo, e Bruno dovrebbe prendere atto che l’equiibrio che lo ha portato alla segreteria del partito provinciale non c’è più”, ha proseguito Drosi, che in una riunione di due sabati fa a Lamezia Terme ha rimesso il suo mandato di vicesegretario nelle mani del segretario regionale Ernesto Magorno. Una linea che sembra iscriversi nel redde rationem portato avanti da Magorno con una parte del suo stato maggiore, come emerge anche dall’intervista di ieri al Corriere della Calabria nella quale il segretario regionale ha annunciato il commissariamento della Federazione Pd di Catanzaro fino al congresso del prossimo 19 novembre.
“I circoli territoriali hanno bisogno di un confronto che da mesi è assente, salvo la convocazione di riunioni, come quella di martedì scorso a Catanzaro, che però non sono rappresentative di tutte le anime del partito e del territorio”, ha incalzato Drosi, secondo il quale “ora si tratta di aprire un grande confronto interno al partito e verificare la possibilità di trovare ampia sintesi in un nuovo gruppo dirigente”. Resta ora da vedere cosa ne pensa di tutto questo il segretario provinciale del Pd, al quale Drosi è stato pur vicino negli scorsi anni, e attendere le sue eventuali repliche.
Intanto sullo stato attuale del Pd, sul suo essere “diversamente renziano”, sulla sua posizione in merito al referendum costituzionale Drosi ha intrattenuto il pubblico in un vivace dibattito, dopo averlo coinvolto nel racconto – affascinante tanto più se riletto con gli occhi dell’attualità – delle battaglie riformiste di uno Giacomo Mancini che attraverso la svolta urbanistica con la legge Ponte, la costruzione della Sa-Rc e di infrastrutture come l’aeroporto di Lamezia e il porto di Gioia Tauro, l’inchiesta sulla frana di Agrigento, il concorso di idee sui sassi di Matera, solo per fare alcuni esempi, riuscì a parlare con gli italiani di bellezza, etica, cultura, progresso, ascolto delle masse, unità della sinistra, meridionalismo illuminato.
Una lezione ben conosciuta anche direttamente dall’ex sindaco di Catanzaro Rosario Olivo, tra i relatori della presentazione del libro. “Oltre ad aver conosciuto direttamente il “leone” socialista ho cercato di fare tesoro di quella lezione nelle mie tre legislature da primo cittadino, con battaglie che proprio per aver toccato interessi forti mi sono costate aggressioni e denunce”, ha ricordato Olivo. “Mi spiace che si sia appena inaugurato un nuovo tratto di Sa-Rc, con il premier Renzi a promettere la prima estate senza cantieri, senza che nessuno ricordi chi fu il papà di questa infrastruttura”, ha osservato quindi Olivo. “La figura e l’azione di Mancini non vanno ricordate per un fatto nostalgico – ha concluso l’ex sindaco – ma per insegnare ai giovani un esempio che si è tradotto in azioni concrete che ancora durano nel tempo”.
Teresa Pittelli