“Calabria Etica: noi truffati dalla Regione”. I lavoratori chiedono le mensilità spettanti e minacciano nuove azioni

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“Stanchi di essere trattati come burattini ed essere presi in giro dai componenti della Giunta Regionale, dal direttore generale del dipartimento Lavoro e formazione Antonio De Marco e dal commissario liquidatore della Fondazione, Valerio Donato”. Questo l’amaro sfogo dei collaboratori di Calabria Etica, la fondazione della Regione finita al centro di scandali e inchieste giudiziarie con l’ex presidente Pasqualino Ruberto indagato per peculato e abuso d’ufficio. I lavoratori, impiegati secondo il cosiddetto “articolo 34” in progetti di formazione professionale e impiego, non hanno mai ricevuto i compensi dopo mesi di richieste e promesse e nonostante circa 450 mila euro sarebbero stati liquidati alla Fondazione per saldare le loro spettanze. E ora minacciano nuove azioni eclatanti.

“Per mesi siamo stati imbrogliati e truffati, dopo l’occupazione della sede della Fondazione avvenuta nei primi giorni di agosto, che si era resa necessaria per far sentire la nostra voce, ci avevano rassicurato sull’imminente pagamento delle nostre spettanze, addirittura l’assessore Roccisano ci aveva promesso che al massimo (vista la pausa estiva) saremmo stati pagati entro il 28 agosto scorso”, scrivono i lavoratori in una lettera aperta. “Ci metto la faccia”, questo aveva detto l’assessore davanti a testimoni e agli agenti Digos sempre presenti alle trattative nei giorni dell’occupazione e immediatamente successivi. Per questo motivo la protesta era stata sospesa in attesa di quanto promesso. Nelle more, però, nonostante le rassicurazioni ciascuno di noi riceveva al proprio domicilio una bella lettera, datata addirittura 10.08.2015 (la protesta si concluse il 5 agosto), da parte dell’allora commissario straordinario della Fondazione Carmelo Barbaro, che ci comunicava una presa d’atto di una nota del 05.08.2015 inviata dal Dipartimento Lavoro e Formazione di preavviso della rescissione della convenzione relativa ai nostri bandi (cosiddetto progetto ex art. 34)”, dicono i lavoratori.

“Ci veniva quindi comunicata la cessazione anticipata del rapporto corrente con la Fondazione – spiegano i lavoratori – senza però riferire alcunché rispetto alle ragioni che avevano portato a questa improvvisa scelta. In buona sostanza, proprio durante l’occupazione, il dottor De Marco, che davanti ci tranquillizzava, dietro stava firmando il decreto con cui annullava con un tratto di penna i progetti per i quali eravamo stati assunti e/o incaricati. Ovviamente, molti di noi, preoccupati per questo ennesimo raggiro, si recavano in dipartimento per chiedere lumi in merito. Ebbene, in quell’occasione De Marco, alla presenza di Franco Iacucci, ci riferiva di aver emesso il suddetto decreto già il 22 luglio in quanto ormai, a suo dire, non vi era più tempo per procedere alla conclusione dei progetti entro il termine del 31 dicembre 2015, termine ultimo per la rendicontazione richiesta dall’Ue. Allo stesso tempo, però, ci rassicurava di aver provveduto a liquidare l’anticipazione prevista per i progetti ex art. 34 in favore di Fondazione Calabria Etica, per una somma complessiva pari a € 444.375 utile a coprire almeno cinque mensilità per ciascuno di noi. A questo punto chiedevamo alla Fondazione di provvedere, perlomeno, il pagamento delle suddette mensilità, in virtù della suddetta liquidazione”, raccontano i lavoratori.

Ma a quanto riferiscono i collaboratori Barbaro non ha mai provveduto al pagamento. “Dopodichè, alla fine di agosto veniva firmato l’incarico di commissario liquidatore in favore del prof. Donato dal presidente Oliverio e successivamente il nostro interlocutore è diventato quest’ultimo. Il quale, dapprima ha preteso una serie di documentazione da parte del dipartimento, prendendosi almeno 20 giorni per decidere, dopodichè ci rassicurava anch’egli che alla fine di questa fase di studio ci avrebbe pagato. Ebbene, nonostante i venti giorni siano ampiamente trascorsi e, soprattutto, nonostante Donato abbia ricevuto in data 18.09.2015, da parte di De Marco un’esplicita nota nella quale gli veniva comunicata l’avvenuta verifica di coerenza della documentazione da parte dell’apposita Commissione di valutazione rispetto agli obiettivi progettuali, Donato ha ritenuto e ritiene di non poterci pagare”, proseguono i lavoratori.

“E’ stato riferito ancora che parte delle somme impegnate per le spettanze dei contrattualizzati dovranno invece essere impiegate per far fronte ad altre spese della (fu) Fondazione Calabria Etica del genere luce, telefono, gas e corrispettivi vari, in tal modo decurtando l’ammontare dei soldi destinato ai lavoratori e così determinando che quest’ultimi si debbano fare carico dei costi dell’Ente. In questo assurdo gioco dell’oca siamo incappati nella casella torna indietro alla partenza ma i dadi non li abbiamo certo lanciati noi, bensì altri attori al posto nostro, che in questi mesi ci hanno rassicurati ma ci hanno solo preso in giro. A essere stati presi in giro, però, sono padri e madri di famiglia che hanno svolto regolarmente l’attività lavorativa loro demandata e non, senza ricevere nemmeno un euro di retribuzione e per la quale, legittimamente, attendevano il corrispettivo che probabilmente non arriverà se non dopo un riconoscimento giudiziale, magari dopo anni e anni passati da un Tribunale a un altro. “Non ci fermeremo di fronte a niente fino a quando non saranno riconosciuti i nostri diritti e quanto prima agiremo nelle sedi giudiziarie opportune, valutando eventuali profili penali e/o di danno erariale, per vedere meglio tutelare i nostri interessi e quelli dei nostri figli, anche perché chi di dovere dovrà rendere conto del perché non sono stati versati i contributi previdenziali ai co.co.pro. (infatti risultano versati solo per i primi due mesi), impedendo di fatto agli stessi di chiedere anche l’indennità di disoccupazione (oltre il danno la beffa!!!), e del perché non sono state pagate le ritenute d’acconto ai professionisti incaricati”.

(tp)

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