Calabria (e Soverato) nelle mete top 10. Ma cosa dice davvero di noi la Rough Guide?

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Calabria inserita all’ottavo posto della “Top ten Region 2016” da visitare nel mondo della celebre Rough Guide, la guida inglese di culto per i viaggiatori che amano i luoghi fuori dai circuiti turistici di massa, che ne descrive “l’incomparabile ospitalità” e l’eccellente enogastronomia del territorio. Una notizia giustamente condivisa sui social dal governatore Mario Oliverio: “La Calabria è una regione che può puntare a un turismo di qualità”, ha commentato il governatore, aggiungendo che “la più grande rivoluzione che possiamo fare è quella di liberarci dal vittimismo” e raccomandando “di rovesciare alcuni stereotipi che hanno condizionato l’immagine della nostra regione, terra di accoglienza grazie alla sua proiezione unica nel Mediterraneo”. Considerazioni tutto sommato sobrie che però non hanno risparmiato a Oliverio centinaia di commenti critici, anche se per lo più di critica costruttiva. Da quelli che chiedono: “Allora che ne dici, Mario, di un assessore al turismo?”, ai tanti che si soffermano sui punti ancora deboli del settore, come infrastrutture, alti costi aerei e ferroviari per arrivare, depurazione, esigenza di migliorare la cultura media dell’accoglienza da parte degli operatori.

Ma prima ancora delle critiche dei calabresi all’appeal turistico della regione, ci ha pensato la stessa Rough Guide ad esprimersi in termini non sempre lusinghieri, almeno restando alla nostra costa jonica e alla versione on line della celebre guida. “La costa ionica della Calabria è soprattutto una piatta striscia sabbiosa, talvolta monotona ma meno sviluppata rispetto al versante tirrenico – si legge nella guida – e generalmente con un mare più pulito”. Dopo aver fatto cenni alla piana di Sibari, al Pollino e alla Sila, la Rough riferisce che “i fiumi fluenti dalle montagne che per secoli hanno fatto di questa zona un’area fertile e ricca” hanno anche contribuito “a trasformarla in un’area stagnate e malarica (…) nonostante la bonifica”, tanto che “se non si visitassero il museo e gli scavi di Sibari si potrebbe attraversare l’area senza alcun segno della civilizzazione che un tempo fiorì su queste rive”. Gli autori riconoscono poi “ulteriore interesse, più a sud lungo la costa, all’antico centro bizantino di Rossano e a Crotone, un’altra antica città greca”.

Per arrivare finalmente a Soverato. “La parte più a sud del litorale ionico calabrese è meno sviluppata rispetto al resto della regione e meno scenografica, con una serie di città e paesi costieri per la maggior parte privi di fascino”, esordisce la guida, con un commento piuttosto opinabile per la sua genericità. “Se vi piacciono le spiagge di sabbia, però, è qui che si trovano: sia selvagge e piuttosto deserte che, se si preferisce, vivaci e turistiche come a Soverato”, sottolineano bontà loro gli autori, per finire con un cenno alle rovine greche di Locri e alle roccaforti medievali di Squillace e Gerace affacciate sulla costa. In conclusione: la Rough Guide ha messo la Calabria tra le dieci mete al mondo da visitare, prima della Castiglia spagnola e delle Isole Scozzesi, ma la versione on line della guida si esprime in termini non molto accattivanti sulla nostra zona. Oliverio dice di voler puntare su un turismo di qualità, ma la maggior parte dei calabresi resta scettica. Non resta che sperare. E nel frattempo rimboccarsi le maniche, programmando una stagione estiva decente al di là delle difficoltà di sistema.

Teresa Pittelli

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