Indietro non si torna e se c’è qualche rigurgito eversivo nel Paese, che magari parte proprio dalla Calabria, siamo noi esponenti della classe politica regionale fra i primi ad avere il dovere di opporci fermamente. E non a chiacchiere, bensì con fatti concreti, perché non ci è permesso di restare indifferenti di fronte a un possibile ritorno di fenomeni quali la strategia della tensione>. È con queste parole che il presidente della commissione speciale per la Lotta alla ‘Ndrangheta, on. Arturo Bova, ha stigmatizzato l’inquietante vicenda dell’ordigno rudimentale, ma molto potente, rinvenuto ieri mattina su Corso Garibaldi a Reggio. Fatto da cui scaturisce una serie di interrogativi: si è trattato di una mancata strage, così come è stata ribattezzata, non consumatasi soltanto per un difetto nell’innesco della bomba “artigianale” costituita da una bombola di gas collegata a congegni utili a favorirne la detonazione? Di un messaggio inquietante alle istituzioni? Di una sorta di avvertimento a una società civile che mai come oggi si ribella in maniera cosciente alla cultura mafiosa?
Comunque, resta un atto vile e sconsiderato che se fosse andato a segno avrebbe quasi di sicuro comportato l’uccisione e il ferimento di parecchi cittadini a passeggio intorno alle 11 in un’area molto frequentata, in particolare in occasione della domenica di carnevale, della città dello Stretto. A riguardo il pres. Bova si è detto allarmato: <Lo scenario a cui stiamo assistendo dipinge una realtà tutta da approfondire ma, purtroppo, a tinte fosche. L’episodio di Reggio mi lascia sgomento e molto preoccupato per ciò che potrebbe celare. Ecco perché auspico che le autorità inquirenti riescano a fare piena luce al più presto sull’accaduto. Questo tuttavia non significa che noi potremo stare con le mani in mano ad attendere determinate risultanze.
Qualunque sia la matrice del fallito attentato, infatti, bisogna tenere ben presente che chiunque lo abbia pianificato non si è fatto scrupoli, volendo colpire chissà chi o chissà cosa, nel rischiare un’autentica mattanza. Salvo che, addirittura, non cercasse un esito così terrificante. Un’eventualità – ha proseguito l’on. Bova – a cui però neppure voglio pensare, anche perché ci porterebbe in direzione di qualcosa di ancora più spaventoso rispetto alla stessa protervia delle cosche, che non agiscono di certo con tali modalità, da cui anzi rifuggono in nome degli affari da condurre “in silenzio”. Sotto traccia. E poi quanti hanno competenza in materia sanno bene che la strategia stragista non è un fenomeno derubricabile solo come mafia, ecessitando di coperture e connivenze da ricercarsi in tutt’altri ambiti>.