Arturo Bova al workshop della Lega Navale Davoli (Cz): “Avanti tutta con il referendum no triv”.

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001 - Workshop sullo sfruttamento ecosostenibile del mare Jonio - Nella foto Papaleo, Bagetta, Sinibaldo Esposito
Un momento del worshop

Diffondere conoscenza per raccogliere libertà. Questa la conclusione del momento divulgativo che ha offerto la delegazione di Davoli della Lega Navale Italiana unitamente alla sezione di Soverato e l’unione Mediterranea Calabria. Il workshop su “Sfruttamento ecosostenibile del mare Jonio” ha proposto a un pubblico attento e interessato un argomento fortemente voluto da Giacinto Bagetta, presidente della sezione davolese, per continuare la lunga serie di appuntamenti sulla cultura del mare. Obiettivo principale del workshop è stato avviare una discussione su basi razionali e non emotive in merito all’impatto ambientale dell’intervento umano finalizzato al sondaggio ed eventuale sfruttamento delle risorse geomarine dello Jonio. Interessanti gli interventi di Salvatore Critelli, ordinario di Geologia all’Università della Calabria, che ha svolto una disamina dei lavori da lui stesso portati avanti nel mar Jonio, all’interno di un programma europeo mirato a evidenziare le criticità dei fondali marini del mare sul quale ci affacciamo. Critelli ha ricordato agli ospiti in sala che è inutile intervenire solo sull’emergenza.

Mappa concessioni e permessi per ricerche idrocarburi nello Ionio
Mappa concessioni e permessi per ricerche idrocarburi nello Ionio

La scarsa propensione alla ricerca sistematica dei tempi passati insieme a una cattiva gestione dei territori e degli ambienti marini ha reso patologici alcuni fenomeni naturali che affliggono la nostra terra. Questo concetto è stato rafforzato con veemenza dal consigliere regionale e presidente della commissione regionale antimafia Arturo Bova il quale con soddisfazione ha messo ricordato che l’amministrazione regionale, per volontà dell’assessore all’ambiente Antonella Rizzo, ha deliberato positivamente sulla proposta di un referendum abrogativo dell’articolo 35, comma 1, del decreto sviluppo che autorizza attività di prospezione, ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi a terra ed a mare, le cosiddette trivellazioni (quesiti che hanno appena passato indenni il primo vaglio della Cassazione, ndr). Pino Greco, capo struttura dell’assessorato regionale all’Ambiente, ha ricordato che la Regione Calabria è stata tra le prime a impegnarsi nella redazione del cosiddetto manifesto di Termoli, in cui sono state avviate azioni congiunte tra i governatori di Puglia, Basilicata, Marche, Abruzzo e Molise contro le attività di estrazione di idrocarburi nelle nostre acque. Manifesto seguito da un importante incontro al ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso luglio, dove è stata presentata una moratoria contro tutte le azioni che implicano trivellazioni in mare.

Il governo Renzi, però, alla richiesta delle regioni ha per ora risposto con l’accordare alle multinazionali del petrolio, concessioni per effettuare trivellazioni e sondaggi in una vasta area dello Jonio. Ma se il petrolio viene ritenuto non strategico e impattante a terra perché non dovrebbe esserlo a mare? La costa ionica calabrese presenta ancora un’elevata ricchezza ittica ed ecologica, nonostante le aggressioni messe in atto nel corso di decenni da politiche non in grado di tutelare l’ambiente costiero.  Partendo da questi presupposti hanno preso forma numerosi Gruppi di azione costiera (Gac), con l’obiettivo di favorire e migliorare lo sviluppo locale in maniera sostenibile, valorizzando non solo le risorse ittiche ma anche quelle turistiche, agroalimentari, artigianali e naturalistiche del territorio, creando sinergie che vedono protagonisti i pescatori e i ricercatori. E anche di cetacei si è parlato a Davoli grazie agli studi del professor Gianni Pavan, ricercatore del Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali dell’ Università di Pavia che ha illustrato le dinamiche dell’acustica subacquea e sullo studio dei mammiferi marini. Un tema che si è sviluppato soprattutto in relazione all’impatto del rumore prodotto dall’uomo, ad esempio con i sonar militari, le prospezioni geofisiche con airguns, e anche con sempre più invasive attività offshore e costiere.

Rosella Cerra, responsabile Ambiente Um Calabria, ha condotto una riflessione su “quanto possa essere assurda l’avventura del petrolio nel nostro mare. Infatti in due mesi di estrazione il petrolio del mar Mediterraneo si esaurirebbe e inoltre queste estrazioni provocherebbero altri fenomeni geologici quali la subsidenza, lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino che inevitabilmente si porta dietro anche quello che è in superficie”. Un chiaro esempio lo abbiamo proprio di fronte il promontorio di Capo Colonna dove fra perforazioni, airguns e pozzi di gas anche l’ultima colonna del tempio di Hera Lacinia cederà perché la costa si sta abbassando per colpa delle perforazioni.  L’impatto sull’area marina protetta di Capo Rizzuto e sulla zona archeologica rischia di diventare un dramma irreversibile. Per questo è necessario informare per creare una coscienza ambientale condivisa, e come ha detto Greco  “diffondere conoscenza per raccogliere libertà”.

Oreste Montebello

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