Sono stata sollecitata dal collettivo Soverato Perchè 2 a pubblicare il loro appello al rinvio della festa di S. Martino per gli attentati terroristici che questa notte hanno sconvolto la città di Parigi causando 127 vittime accertate al momento e 250 feriti. Un attacco al cuore della democrazia occidentale e della vita come la conosciamo noi: libera, egualitaria, democratica, almeno nelle intenzioni e nelle regole scritte. Che non è poco. La tragica nottata che sta avvilendo, impaurendo, sconcertando le coscienze di tutto il mondo in queste ore, mentre si apprendono sempre nuovi particolari della strage al locale-teatro Le Bataclan e in bar e ristoranti cittadini, oltre all’esplosione allo Stade De France, non può che impietrire e segnarci tutti a lutto.
“Per i tremendi atti terroristici di questa notte chiediamo ai governanti della città di rinviare la manifestazione della festa di S. Martino prevista per questa sera a Soverato sia nel borgo che in marina. Non si può dare alcun segnale di indifferenza o di non sdegno o partecipazione ad accadimenti di guerra che sconvolgono il mondo. Il lutto che ha fatto spegnere le luci della Torre Eiffel ci deve coinvolgere tutti. Per le feste ci saranno altri tempi, oggi è il tempo del dolore e della partecipazione”, scrive Soverato Perché. Ma non sono sicura che sospendere la festa di S. Martino sia la risposta giusta al terrore. Rinviare la festa, rimanere in casa, incollati alla tv, o comunque chiudersi, rappresenta una reazione magari comprensibile, ma non necessariamente l’unica sensata.
Dal mio punto di vista è meglio uscire nelle piazze, aggregarsi, riflettere insieme sull’accaduto, magari dedicando un momento di silenzio per le vittime e di riflessione-discorso pubblico sui massacri. L’oltraggio dei terroristi ai luoghi della partecipazione, del divertimento, della libertà – bar, ristoranti, locali, stadi e teatri – sembra volere proprio questo: costringerci a cambiare il nostro stile di vita, terrorizzarci, farci avere paura di uscire per strada, di vivere come sappiamo e come vogliamo. Ecco perché non mi sottraggo, per una volta, a pubblicare l’appello di Soverato Perchè, benché non ne condivida l’anonimato. Ma ecco perché espongo le ragioni per cui non sono d’accordo con la loro proposta, pur condividendo con loro l’urgenza del lutto e dell’orrore in un momento grave per tutti. Uscire stasera e festeggiare la nostra tradizione, il nostro S. Martino, non è a mio parere un segnale di indifferenza ma di reazione, non è un segnale di “non sdegno e non partecipazione” ma di volontà di esserci, di continuare a vivere secondo i valori fondanti delle nostra democrazia, primo tra tutti la libertà. Resistere e dire no alla furia oscurantista che vuole negare le nostre radici e la nostra civiltà.
Teresa Pittelli