“Non solo crescita estetica ma responsabilità etica”, quasi uno slogan per un Festival che oggi avverte tutto il dovere di contribuire alla sviluppo sociale, individuale e collettivo, occupandosi di quelle importanti tematiche che proprio negli aspetti culturali possono trovare, se non soluzioni immediate, visioni strategiche per gli esiti generali.”D’altronde il solo intrattenimento, seppure di qualità, non è mai stato il nostro intento e la Fondazione Armonied’Arte – ha dichiarato il presidente e direttore artistico del Festival Chiara Giordano – crede fortemente che incontri come quest’ultimo possano contribuire fornire quegli strumenti, per l’appunto culturali, per essere maggiormente protagonisti del processo sociale e del nostro futuro nel segno di quella positività che la Calabria possiede perché, parafrasando Platone quando asseriva che la punizione per chi sceglie di non occuparsi di politica e di essere governata da inferiori, oggi il destino di chi sceglie di non essere almeno consapevole della vita pubblica e dei fenomeni sociali è non essere governati e governabili”.
Questo l’obiettivo di Armonied’ArteFestival che dopo i grandi successi con la stagione spettacolistica, ieri sera ha proposto l’appuntamento “I luoghi e le mete. Immagini e vissuti”, ospitato presso la Camera di Commercio di Catanzaro: e così è stato perché un pubblico numeroso ha partecipato al confronto costruttivo e propositivo cosicchè davvero il Festival, come ha concluso Chiara Giordano, “si avvia a creare una comunità permanente di dialogo perché la Cultura non può esaurirsi nelle performance artistiche ma necessita di momenti confronto tra chi ha già fatto un pezzo di strada nell’affrontare un aspetto dell’umanità contemporanea e chi attende di essere preso per mano”.
A discutere del testo “La storia, le trasformazioni. Migranti di ieri e di oggi, tra Mezzogiorno ed Europa” e del fenomeno due autorevoli intellettuali come l’autore e storico dell’Università La Sapienza di Roma Piero Bevilacqua, l’inviato speciale RAI Francesco Brancatella e il Presidente della Camera di Commercio Paolo Abramo; oltre per bocca del suo capo di gabinetto dott.ssa Colosimo, nel dibattito finale hanno poi preso noti volti della comunità cittadina come, tra gli altri, il presidente della Fondazione Imes Armando Vitale.
Il fenomeno sempre attuale dell’emigrazione è stato indagato da due differenti ma complementari punti di vista, quello storico e quello giornalistico, per raccontare che la diversità è sempre una grande risorsa, perché a muovere gli uomini è sempre stata la ricerca della felicità e dove c’è felicità non mancano armonia e futuro. Usando le prole della profetica e divinatoria poesia di PierPaolo Pasolini “Alì dagli occhi blu” il giornalista Francesco Brancatella ha, quindi, introdotto i suoi tre lavori di inchiesta riproposti a spezzoni al pubblico presente in sala. “Il bianco e il nero”, “Un calcio al razzismo” e “Venezia, maschere e volti” chiamati a raccontare la sintomatologia di un mondo che sta cambiando, i vicoli di paura, le zone di confine di Padova e Verona per approdare alla terza via, quella dell’integrazione, della condivisione, della convivenza pacifica fatta di un inatteso racconto teatrale, una squadra di calcio, il miracolo di una città che accoglie lingue diverse senza mai perdere la sua, la spontaneità dei bambini che nell’altro riconoscono la ricchezza e non la paura.
Un fenomeno, quello dell’emigrazione, che dal 1950 al 2005 ha spinto 1 miliardo di persone a lasciare la propria terra. La causa, rintracciata nelle pagine dell’ultimo lavoro dello storico Piero Bevilacqua, di questo immenso movimento umano che negli ultimi anni ha assunto proporzioni inaudite ai margini dell’Europa è l’economia capitalistica che ha finito per distruggere le piccole economie dei paesi in via di sviluppo causandone la distruzione identitaria. “Ridurre il welfare e diminuire gli investimenti in assistenza, rendendo lo stato leggero – ha dichiarato lo storico – diversamente da come accaduto nel dopoguerra, ha lasciato i cittadini alle prese con le problematiche in un momento in cui le scelte politiche delle classi dirigenti europee creano un conflitto drammatico”.
E diversamente da quanto si pensa, e spesso si dice, l’emigrazione ha finito per salvare le economie locali dando vita a modelli comunitari in cui le generazioni provenienti dagli altri paesi hanno preso in mano gli antichi mestieri, come il vetro di Murano, la raccolta delle arance a Rosarno, la creazione delle maschere di Venezia, per contribuire alla crescita e allo sviluppo della terra ospitante. “Anime e angeli, tipo e pidocchi” diceva Pasolini e “subito i calabresi diranno: ecco i vecchi fratelli coi figli e il pane e formaggio”.
Ma troppe volte “la paura del diverso ci impedisce di cogliere gli elementi positivi che nascono nel fenomeno”, come ribadito dalla dottoressa Colosimo che portava il saluto della Prefetto di Vibo Valentia; una paura sostenuta da quella degenerazione dell’informazione, come lo stesso Brancatella l’ha definita, che riproduce se stessa come verità presunta senza averne certezza. Perché il fenomeno migratorio, diversamente dal passato, non è dovuto solo a condizioni di sottosviluppo ma risponde, oltre che ad una motivazione storica, ad un bisogno di vita e di felicità, come ha affermato, in chiusura, il Presidente Paolo
Abramo, a cui tutti gli uomini hanno diritto.
Armonied’Arte Festival chiuderà, per ora, la sua felicissima quindicesima edizione domenica 8 novembre al Parco della Biodiversità Mediterranea con i giovani studenti dei licei cittadini nelle vesti di guide turistiche, appositamente formati grazie al progetto nazionale promosso dal FAI “Apprendisti Ciceroni”, e le opere estemporanee degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro nell’ottica di un impegno della Fondazione volto all’attivazione di una modalità partecipata di fruizione consapevole nella tutela e nella valorizzazione delle risorse professionali e artistiche.