Dalla lettura dei modelli previsionali Wam e Ww3 lo stato meteo-marino a Soverato e nella falcata del Golfo di Squillace sarà caratterizzata da stati di mare di scirocco a levante nella giornata di venerdì, con rapida rotazione con levante a grecale nella giornata di sabato. La direzione di propagazione del moto ondoso sarà prevalentemente da est-sud-est e quindi la zona a nord della punta, ridossata nei confronti dello scirocco e del Mezzogiorno, sarà interessata dal cosiddetto “swash” (la swash zone è la parte di spiaggia bagnata e asciugata ciclicamente dai continui movimenti di risalita-run up e discesa-run down delle onde). È riconosciuto che il campo idrodinamico e i meccanismi di trasporto dei sedimenti che contraddistinguono questa area sono fondamentali per l’evoluzione costiera poiché, causa l’alta concentrazione del materiale sedimentario, una parte consistente del trasporto solido litoraneo avviene proprio in essa.
Nel caso in esame nella nottata tra venerdì e sabato sarà interessata tutta la falcata del Comune di Soverato. Una zona che va sicuramente attenzionata è quella che va dal San Domenico alla foce del Beltrame, in quanto l’inesistenza di opere di difesa costiera ha portato molte infrastrutture a diretto contatto con l’onda frangente, che tenderà, per riflessione del moto ondoso, a far disperdere i sedimenti verso il largo ed arretrare la linea di riva. La zona a sud della punta sarà investita in pieno da questa mareggiata e quindi il run-up potrebbe arrivare fino alle infrastrutture esposte. Particolare attenzione va posta ai canali di scarico delle acque meteoriche che, a causa dell’innalzamento del livello medio marino (sovralzo di tempesta) potrebbero non potere recapitare correttamente a mare e quindi, nel caso di piogge intense, procurare allagamenti delle zone interne. Tale situazione renderà difficoltose le operazioni di pesca alla flotta peschereccia del soveratese ed anche, perché no, agli sportivi e appassionati di pesca.
“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra”.
A cura dell’ing. Maurizio Benvenuto