Doppio incontro ieri con lo storico Rocco Lentini, che ai ragazzi dice: “A quei giovani che morirono 70 anni fa dobbiamo il nostro diritto di parola, di critica, il nostro vivere in un Paese in pace”.
Con un doppio appuntamento di memoria, cultura e trasmissione di storie e valori alle nuove generazioni ieri la sezione di Soverato dell’Anpi, guidata da Fausto Pettinato, ha celebrato il 70esimo anniversario dalla Liberazione. In mattinata l’Anpi ha organizzato un incontro con lo storico Rocco Lentini, da sempre impegnato sul tema de “I calabresi nella resistenza”, alla scuola media Ugo Foscolo. Presente all’incontro accanto a Pettinato e Lentini anche Ausilia Siciliano, docente di storia e socia Anpi. Tra le autorità il comandante della compagnia carabinieri, Saverio Sica, il commissario vicario Luigi Bigagnoli, l’Associazione nazionale carabinieri, il generale Pasquale Martinello. “Siamo qui per celebrare i valori della libertà e della dignità di tutti gli uomini per i quali settanta anni fa sono morti tanti partigiani”, ha ricordato Pettinato in apertura, spiegando che quest’anno il programma delle celebrazioni, dal 17 aprile fino all’8 maggio, è particolarmente intenso, e che le iniziative a livello locale sono state fissate nei giorni precedenti il 25 aprile, in modo da partecipare in massa alla grande manifestazione organizzata dall’Anpi provinciale domani mattina a Catanzaro lido. Lentini ha introdotto il suo lavoro di giornalista e storico (è presidente dell’Istituto “Ugo Arcuri” per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria) ricordando il ruolo attivo che i calabresi ebbero nella resistenza e nella liberazione dal nazifascismo. Un ruolo a lungo negato dalla storiografia.
“Ho scelto di vivere questo territorio e servirlo anziché andare via, e sono tra i pochissimi che ha deciso di sporcarsi le mani con questo argomento”, ha raccontato Lentini. Anche grazie alla sua opera, oggi la partecipazione dei calabresi alle lotte partigiane non è più in dubbio. Lentini ha ricordato due figure che simboleggiano l’adesione totale alle idee e ai valori dei giovani del tempo. Due ragazzi entrambi di S. Vito, paese collinare a pochi chilometri da Soverato: uno è Vito Casalinuovo, che credeva talmente nel Duce da farsi trucidare insieme a lui a piazzale Loreto, l’altro è Vito Doria, valorosissimo comandante partigiano, con un ruolo fondamentale nella resistenza sull’appennino ligure-piemontese. Lentini ha saputo parlare ai ragazzi con un linguaggio avvincente e alla loro portata, interrogandoli sul perché ricordare una guerra e un’epoca ormai per loro lontane. “Perché se oggi siete liberi, potete dire e fare certe cose senza che nessuno ve lo impedisca, cose semplici come uscire con gli amici o parlare male del capo del governo, lo dovete a quelle lotte”, ha spiegato. “Così come se oggi vivete in pace, non scappate da una guerra come quei settecento migranti morti nel mar Mediterraneo, migranti che una parte di noi italiani per fortuna si impegna ad andare a salvare ed accogliere, se voi potete chiedere giustizia per i torti subiti – ha concluso Lentini – è perché qualcuno ha lottato per la democrazia”. Nel pomeriggio Lentini ha presentato alla libreria Non ci resta che leggere la biografia politica di Fortunato Seminara, scrittore antifascista che più di tutti seppe combattere gli stereotipi sulla Calabria. Lentini ne ha ricostruito le vicende attraversando la storia e la cultura del Paese: fascismo, antifascismo, le lotte per la terra, i tentativi falliti di industrializzazione del Mezzogiorno, la battaglia ancora incompiuta per cambiarne il destino.