Chiara Ingrao, “Habiba la magica” e mia figlia Marta…

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Da sinistra, Chiara Ingrao e don Giacomo Panizza in Comune a Soverato

Una sera Marta mi chiese di leggere con lei un racconto, una storia di una bambina nera di Roma, anzi della Roma, la Magica. Era la storia di Habiba che vive nella periferia capitolina in un condominio pieno di cinesi, indiani ed egiziani. Ma Habiba è italiana, come dice la mamma che ha attraversato il mare in tempesta, mentre è “africana” secondo sua zia Aminata. Questa di Habiba è una storia tipicamente Italiana, ormai. Le nostre scuole, i nostri figli hanno amici e amiche che mangiano con le bacchette e hanno segni di croce diversi ma una cosa in comune: l’essere bambini. Il libro di Chiara Ingrao arriva all’Istituto Comprensivo Ugo Foscolo e negli zaini dei nostri figli. Le pagine scorrono veloci tra le loro dita. Le storie di Habiba e del suo mondo intrecciano quelle di altri bambini e sogni, differenti ma simili a quelle che hanno vissuto le nostre famiglie in Argentina, in Belgio o in Australia all’inizio del secolo scorso. Marta ieri ha letto il suo piccolo intervento davanti alle classi delle scuole elementari e medie, alla presenza della scrittrice. “La storia di Habiba è molto bella, contiene molti argomenti come il razzismo, le paure e i sogni di una ragazzina come me. Ho imparato che le paure si possono affrontare e sconfiggere e i sogni realizzare. E che un bambino nato in Italia anche con origini diverse ha il diritto di essere felice in Italia. I personaggi che mi hanno colpito sono Scopetta e Aminata, la zia di Habiba. Mi ha colpito molto anche una frase detta dall’Angelo ad Habiba: “Roma è la tua città. Non permettere a nessuno di metterlo in dubbio, nemmeno a un imperatore”.

“Chi vuole vola” le dice una notte il Vento, e Habiba, senza accorgersene, si ritrova a sorvolare i tetti di Roma, a liberare dalle catene l’angelo di Castel S. Angelo, a volare con il celebre Pasquino fin su la statua dell’imperatore Marco Aurelio e a cenare con i gatti di Largo Torre Argentina.  Habiba la Magica è una favola sulla forza delle donne, la volontà di andare oltre i limiti e i confini imposti, superare le paure nostre, quelle di riflesso e i pregiudizi. “E’ una favola che rivendica il diritto all’immaginazione per tutti e tutte. Nei giorni in cui usciva il libro, ho letto un articolo sul NYTimes di un autore e illustratore nero, intitolato L’apartheid della letteratura per l’infanzia:  sottolineava il fatto che su 3 mila libri usciti in tutto l’anno ce ne fossero solo 90 con personaggi di colore; e che comunque questi personaggi compaiono solo se c’è il libro edificante che parla dei diritti civili o della schiavitù”, commenta Ingrao, intervenuta ieri mattina all’istituto comprensivo Ugo Foscolo di Soverato e ieri sera nella sala consiliare del Comune, nell’ambito di due incontri organizzati dalla libreria Non ci resta che leggere e dalla sezione Anpi di Soverato. “Io mi sono ribellata a questa apartheid, regalando a una bimba – a cui solo una legge ingiusta come la nostra può negare la cittadinanza – una storia che raccontavo alle mie figlie quando erano piccole, piena di magia e avventure”, prosegue Ingrao. “Poi c’è anche la realtà sociale, come in tutti i miei romanzi; anche se quelli per adulti finora sono stati legati al tema della memoria mentre questo parla del presente. In entrambi i casi, però, non si tratta di fare politica con altri mezzi: c’è anzi la scelta di un altro terreno, quello delle emozioni e il linguaggio letterario”, sottolinea la scrittrice.

Una bella serata passata nella sala consiliare del Comune di Soverato a parlare di differenze e accoglienza insieme a due grandi attori della cultura e dell’impegno sociale come Chiara Ingrao e don Giacomo Panizza. Peccato, un vero peccato che il nostro sindaco abbia solo fatto gli onori di casa distribuendo saluti e snocciolando le conquiste ottenute dalla sua amministrazione sulle politiche sociali. Peccato che i nostri amministratori non siano stati presenti a questa serata. Peccato che non ci sia stata una rappresentanza della giunta da giorni impegnata in annunci di querele su querele. Uscendo, però, le luci dell’ultimo piano erano illuminate. Mi piace pensare che in quella stanza, al terzo piano, sia stato fatto un passaggio importante per la Città di Soverato. Lo sapremo presto.

Oreste Montebello

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