Chiesa. Una parola entrata nel linguaggio di tutti i giorni, e quando un sostantivo diventa ordinario ci si dimentica del suo significato. E’ bene ogni tanto rinfrescare l’etimologia delle parole, perché spesso rafforza il senso e l’importanza che esse assumono nella nostra vita. Questo è il principio per capire quanto è fondamentale il concetto di comunità all’interno di una parrocchia. Chiesa vuol dire infatti assemblea, non può quindi prescindere dal concetto di “stare insieme”. Così la comunità salesiana di Soverato si è incontrata per percorrere insieme un cammino formativo di tre giorni, che oltre a regalare dei contenuti, ha dato l’input per la programmazione annuale. Programmare significa pensare e ragionare su ciò che ci circonda per poi esprimersi al meglio nelle azioni idonee atte ad influenzare attivamente le dinamiche di una parrocchia ma anche della nostra città, con gli occhi aperti sul mondo.
Programmare vuol dire anche mettersi in gioco, dare la propria opinione, e le proprie idee, nel clima di famiglia che caratterizza lo stile salesiano. Un’opera complessa come quella di Soverato ha una mole di lavoro non indifferente da portare avanti, ma tutto diventa più facile quando è “ la comunità che si mette a servizio della comunità”. Donne e uomini, ragazzi e ragazze dai 16 anni in su, hanno dato il loro contributo affinché l’anno pastorale 2015 – 2016 fosse cucito su misura per la nostra gente. Papa Francesco ci chiama a vivere l’anno della misericordia dandoci un importante spunto di riflessione che diventa cardine della programmazione. Inoltre l’ispettoria meridionale dei salesiani ( la congregazione salesiana è divisa in province, la Calabria insieme alla Campania, Basilicata, puglia, Albania, Kossovo, Zurigo, fa parte della provincia, quindi dell’ispettoria, meridionale ) ha riassunto la propria linea programmatica, dalla quale anche noi traiamo spunto, in uno slogan:” Và e guardati attorno “. In questi tre pomeriggi si è riflettuto quindi partendo da questi principi. Il tutto iniziava sempre con la recita dei vespri, preghiera serale della chiesa, indispensabile per vivere serenamente un pomeriggio di lavoro e riflessione.
Immediatamente alle preghiere seguivano i saluti del direttore dell’opera, don Gino Martucci, e un intervento atto a formare l’assemblea. Il primo giorno proprio il parroco, don Pasquale Rondinelli, ha regalato i primi contenuti tramite una lectio biblica sulla parabola del buon Samaritano, evidenziandola come l’esempio cardine della misericordia Cristiana. Il secondo giorno lo special guest è stato don Antonio Carbone, direttore dell’opera salesiana di Torre annunziata, che tramite il racconto della sua esperienza sul territorio ha evidenziato quanto la misericordia avvolge la nostra quotidianità. L’ultimo giorno invece è stato arricchito dalla presenza di don Ivan Rauti, delegato della pastorale giovanile della diocesi di Catanzaro – Squillace, che mediante il raggruppamento delle opere di misericordia in 5 parole, ha sottolineato quanto essa è concretezza, e quanto a volte ci giustifichiamo tramite false metafore per non seguire alla lettera il vangelo. Dopo gli interventi seguiva l’intervallo, momento in cui le signore della nostra comunità, davano sfoggio della loro bravura culinaria, e quasi come una famiglia ci si metteva intorno al tavolo a fare merenda. Dopo il piacere del palato si tornava a lavoro nei vari gruppi (parrocchia, scuola oratorio etc) in cui si elaboravano i contenuti in riflessioni e proposte. Tutte le idee sono state raccolte e portate al consiglio della CEP ( Comunità educativa pastorale) in cui sono state dettate le linee guida per la programmazione annuale partendo proprio dal materiale raccolto. I contenuti, le esperienze, e le attività diventano così il frutto del pensiero di una comunità, e non solo dei consacrati o di pochi eletti. Questo atteggiamento permette di sentire proprio il cammino comunitario e di essere quindi parte attiva, come una grande famiglia, in pieno stile salesiano.
Gabriele Francavilla