Ciao “zio Gianni”. Il commiato di Concetta Stanizzi, sindaco di Stalettì.

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È arduo con le parole che spesso risultano impersonali, esprimere il vuoto desolante che ti lascia dentro la morte di una persona cara, che ha marchiato un’impronta nella tua esistenza, trasferendovi come una calamita quelle qualità umane fondamentali per vivere e agire bene. E l’ha fatto con l’esempio  e la coerenza oltre che con l’insegnamento, perché quelle qualità abitavano in lui. Del resto più degli orientamenti e dei precetti, valgono i comportamenti e le scelte di ogni giorno.  Purtroppo la nostra cultura considera la morte un tema di cui parlare il meno possibile e, quando emerge, di averne, così, una visione guidata solo da uno tsunami interiore provocato dal trambusto delle emozioni. Il fatto è che non siamo preparati al congedo, al sipario che si chiude, e il saluto d’impatto è un addio, non un arrivederci, mostrando allo shock iniziale di non avere molta speranza e aprendo il cuore piuttosto allo sconforto e persino alla paura. 

Nessuna consolazione che possa alleviare l’assenza di chi ci ha lasciato. Nessuna compensazione per la mancanza di una quotidianità fatta di gesti, parole, sorrisi, telefonate, di un comune vissuto, di una vicinanza, in breve, che veicola affetto, condivisione, tenerezza, quando il rapporto è senza nubi, proprio come il legame profondo tra me e zio Gianni, un uomo impareggiabile per le sue doti e per la sua grande umanità e mio prezioso ispiratore che è venuto a mancare di recente lasciando nel mio cuore una scia di tristezza.

Per quanto sia difficile nel dolore ragionare lucidamente, mi ritengo fortunata di aver avuto il privilegio di conoscerlo e di frequentarlo pur se geograficamente un poco lontani e di poter fare un modello del suo incancellabile ricordo. Non dimenticherò mai la grande dignità della sua vita, avvalorata dalla serenità del suo trapasso per la certezza in lui di un’altra vita inesauribile, che in fondo è anche la nostra sola aspettativa, e non un sogno inconseguibile o un’artificiosa fantasia, per affrontare e superare questa tragica perdita, questa prova che al momento sembra invalicabile e scoraggia, perché la morte è un avvenimento ineluttabile che si vorrebbe rimuovere. La realtà è sempre duramente vincolata alle leggi della vita e numerose le sfide e le difficoltà del percorso …Camminare per fede non è sempre facile quando si percepisce  l’irraggiungibilità di una dimensione che non ci appartiene ancora. Si prospetta oggi un impegno a lungo termine di piccoli passi e purtroppo, non di balzi enormi per liberarsi dalla morsa dei pensieri negativi e con rassegnazione sottomettersi alla volontà divina affinché operi per il meglio di chi se ne è andato e anche di chi è rimasto, in quanto solo Lui è in grado di attraversare insieme con noi lo smarrimento e le difficoltà della prova e farcene uscire illesi e nuovamente ricolmi di conforto e di speranza.

Aspettando la benevolenza del cielo, continuo a ricordare zio Gianni e tanti dei momenti condivisi. E’ stato come un padre e come un padre ha insegnato a me piccola a diventare grande, offrendomi la possibilità di crescere camminando a suo fianco, lasciandomi guidare dai suoi insegnamenti e consigli, riconoscendo e via via apprezzando la sua integrità morale e il suo rigore. Mi ha fatta sentire da nipote, unica e irripetibile; mi ha educato all’onestà, sempre, e a non avere paura della verità, mai neppure di quella scomoda perché non c’è niente di tanto spiazzante quanto la franchezza e l’autenticità; ha orientato le mie scelte e inoculato l’assunzione delle responsabilità anche riguardo ai miei errori da cui senza dubbio imparare. Molti dei valori in cui credo, la ragionevolezza, la determinazione, l’autodisciplina, la capacità di concentrazione per andare dritta verso l’obiettivo, rappresentano l’eredità più importante che mi ha lasciato e che mi fanno essere, insieme ai sani orientamenti dei miei genitori, la persona che ho sempre sperato di essere.

Ha amato anche le mie imperfezioni e ha accettato con ironia i miei difetti, ma mi ha insegnato anche a non considerare gli errori come terribili catastrofi. Nel viaggio della vita, i risultati degli sforzi umani non sempre sono soddisfacenti perché spesso gli ostacoli, esterni e interni, sono maggiori del previsto, e così le delusioni e i momenti bui. L’abbattimento della frustrazione non giova: occorre rialzarsi e, imparando dagli sbagli, riprendere il cammino con nuova determinazione.  Che grande lezione di vita!

Grazie, zio Gianni – che la preghiera ci aiuti tutti a rendere meno inconsolabile il tuo rimpianto e conforti i nostri cuori! Tu, da lassù, continua a guidarci e ad amarci.

Concetta  

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