Marcia delle donne e degli uomini scalzi a Reggio Calabria. Il reportage.

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Reggio Calabria, Lungomare Falcomatà, ore 17.25. La città in riva allo Stretto è puntuale all’appuntamento nazionale di solidarietà verso i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo, promossa dal Coordinamento Permanente per i diritti civili di Reggio Calabria, Arci Provinciale Reggio Calabria, Artemide, Arci Next, Arcigay “I due mari”, Maestri di Speranza, Collettiva Autonomia Reggio Calabria, A rua, Pagliacci Clandestini, Magnolia, GaStretto.

Sono i giovani i più puntuali. Difendono i cartelloni scritti in grassetto sicuro dal piacevole vento di settembre, regalo delle recenti piogge aggressive. Sorridono i ragazzi dietro le frasi che in questi giorni abbiamo letto e ascoltato: “Nessuno mette i propri figli su una barca a meno che non sia più sicura della terra”. Non si sottraggono agli scatti dei fotografi professionisti e dei fotografi collezionisti. Le donne e gli uomini scalzi hanno un’età che va dai quattro agli ottant’anni. Rappresentano tutta la provincia, vengono dalla Locride e dalla Piana di Gioia Tauro, passando per l’area grecanica. L’Arena dello Stretto è la prima tappa della Marcia delle donne e degli uomini scalzi. Gli organizzatori stendono il bandierone, simbolo di pace e libertà civili, del diritto a essere diversi ma ad avere i medesimi diritti. Un arcobaleno davanti al mare, appena appena increspato. Davide Grilletto, presidente dell’Arcy reggina, legge il lungo elenco di associazioni che hanno aderito alla Marcia. Antonella Tassitani del Collettivo Autonomia legge Lo straniero dal mare e l’uomo sulla riva, una pagina sull’accoglienza possibile scritta da Alessandro Ghebreigziabiher.

uomini scalziE si parte, scarpe a tracolla, per chi se la sente di camminare scalzo. La bandiera della pace e dei diritti lascia la via Marina, prende via Giulia e colora il corso Garibaldi. E’ festa di Madonna nell’ultimo fine settimana di vacanza per tanti studenti. Il bandierone attira i bambini a spasso coi genitori, infastidisce qualche passante frettoloso. Giovani del Pd affacciati a un palazzo storico osservano una pagina bella della storia della città. Da sopra qualcuno applaude, da sotto qualcuno li invita a scendere e partecipare. Un’altra sosta di fronte al Teatro Cilea. Il bandierone copre il perimetro antistante, circondato dalle bandiere delle associazioni aderenti. La Marcia svolta a destra, verso Palazzo San Giorgio. Qui, sopra il bandierone steso a riposare sotto alla Prefettura, una breve staffetta di lettura. Giulia Serranò di Pagliacci Clandestini legge la preghiera laica Mare Nostrum di Erri De Luca, un giovane biondo una pagina tratta da “Beltempo” di Saverio Pazzano.

Conclude Angela Tassitani con la lettura del Manifesto della Marcia “E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare. Questi sono gli uomini scalzi del XXI secolo e noi stiamo con loro”. Reggio ha deciso di camminare unita, di camminare insieme a chi scappa dalla guerra e dalla dittatura. Da Città in Riva allo Stretto l’appello per i corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, per un’accoglienza degna e rispettosa per tutti, la richiesta dello smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa. Da che parte stare? Dalla parte dell’umanità.

Maria Natalia Iiriti

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