Uno scatolotto di acciaio inox dalle dimensioni modestissime (due-tre metri cubi), in grado di produrre lo stesso quantitativo di energia elettrica fornito da un impianto fotovoltaico di ben venti-trenta metri quadri e pienamente ecocompatibile. Già, perché tale dispositivo – battezzato Geom (Generatore di energia delle onde marine) – sfrutta il moto ondoso e deve essere perciò posizionato sotto i fondali, ad un profondità di circa dieci metri e a una distanza di circa venti metri dalla battigia, così da generare silenziosamente energia senza avere alcun impatto sull’ecosistema marino e sull’ambiente circostante. Per di più la capacità produttiva può toccare livelli decisamente elevati, dato che il sistema è modulabile: si parte dai 10 kW garantiti da un singolo modulo per raggiungere persino 100 kW (dieci moduli), 200 kW (venti moduli) e oltre. Una soluzione ideale per una meta turistica come Soverato che ha a disposizione un bacino d’acqua di tale portata e che difficilmente può permettersi di ospitare un impianto idroelettrico rumoroso e invasivo.
Ed è proprio soveratese, benché risieda da diversi anni a Pescara, la mente dietro questo brillante progetto, tuttora in fase di sviluppo e in corso di brevettazione: Arnaldo Armida, personaggio vulcanico e poliedrico assai noto in Calabria. Ingegnere, matematico e inventore (fra le altre cose), Armida si sta avvalendo di un fondo stanziato dal ministero dello Sviluppo economico e della collaborazione del Dipartimento di ingegneria idraulica dell’Università di Tor Vergata per realizzare i primi prototipi. “Il funzionamento è simile a quello del dispositivo Pewec recentemente presentato dall’Enea – spiega Armida – ma la nostra soluzione è molto più economica e non ha alcun impatto né sull’ecosistema né sul turismo”. “In pratica, un singolo modulo può fornire elettricità a tre appartamenti dove vivono famiglie di tre-quattro persone, mentre dieci moduli riuscirebbero ad alimentare metà Soverato”, assicura Armida.
Francesco Caponio