E a settembre potrebbe arrivare l’ambulatorio sanitario per curarli
Quando sembra che tutto quello che riguarda l’applicazione e il rispetto delle leggi in questo settore, sul territorio, stia andando a catafascio, ecco un esempio di buone pratiche: il canile-rifugio municipale Lega del Cane di Soverato. Gestito da Serena Voci, ormai leggendaria figura di difensore dei diritti degli animali, che con amore e sacrificio porta avanti questa impresa con l’aiuto di volontari e dei fondi che il Comune versa per la concessione annuale del rifugio. Serena racconta vicende da brivido sui tanti canili-lager che si trovano in Italia, dove casi di maltrattamento e abuso sugli animali sono stati ai disonori delle cronache.
“I Comuni che si convenzionano con i canili, dopo l’accalappiamento non vanno quasi mai a controllare lo stato del cane, e talvolta si paga – con le tasse dei cittadini – per cani che magari non esistono più”, spiega Voci. Forse questo mancato interesse da parte delle amministrazioni si deve al fatto che in Calabria non esistono canili sanitari, per cui tutti i Comuni, tranne Soverato, sono convenzionati con i canili del crotonese e del reggino. “Ma stiamo parlando di strutture lontane 120-160 km, e se si presenta un caso di un cane incidentato, fino a che si attua la procedura di soccorso con l’asl, l’animale capita che muoia per strada”, continua Voci. E’ per questo che da anni Serena insieme al marito Giuseppe Lomanno, che gestisce il rifugio insieme a lei, chiedono l’autorizzazione alla Regione per un centro di pronto intervento annesso al loro canile. “Noi abbiamo un ambulatorio che abbiamo costruito anni fa avvalendoci del fatto che ogni Comune poteva avere un canile sanitario”, racconta Lomanno, che chiede alla Regione Calabria di “attuare il decreto legge del 20 dicembre 2012 che da il via a una serie di canili provinciali, di cui sette solo per la nostra Regione”. Avrebbe dovuto essere attuato entro sei mesi, cioè entro giugno 2013, ma sono passati ben due anni e ancora i Comuni sono portati a convenzionarsi con le mega-strutture fuori sede. “Al tempo, nessun Comune si era candidato a diventare canile sanitario provinciale, solo noi e Lamezia. E sia che si decida per Lamezia o per Soverato mi sta bene – chiarisce Lomanno – basta che si parta”.
Siccome Catanzaro è una provincia grande, dove si stima ci siano più di 60 mila cani randagi, se si decidesse per il canile sanitario provinciale a Lamezia, distante 60km, “vorremo proporci come pronto intervento e punto di appoggio del comprensorio, dove si possa assistere i cani feriti, mettergli i punti, fare una anestesia, dargli una flebo, e così evitare che l’animale muoia nel cammino”, propone Lomanno. Fortunatamente Soverato ha risolto il problema randagismo grazie a persone come Serena e Giuseppe, e grazie alla disponibilità dell’amministrazione di mantenere il rifugio aperto. Ma la Lega del Cane ospita al momento 140 cani del comprensorio, non solo di Soverato che è l’unico comune convenzionato e da cui riceve una quota mensile. Questo vuol dire che – visto che a Soverato il problema non c’è più – la maggioranza dei cani tenuti e curati nel rifugio arrivano dai Comuni limitrofi e soggiornano gratuitamente, mentre i cittadini di quei Comuni pagano, in maniera non si sa quanto informata e consapevole, la tassa per portare i randagi nei canili convenzionati regionali.
In generale nei grandi canali si trovano migliaia di cani, per una retta di circa 2 euro al giorno, tanto che in qualche caso, visti i lauti introiti mensili, qualcuno in Italia parla di business. “Ma perché non si crea una figura che controlli questi canili? – commenta un’utente, Mara Barbaglia sulla pagina della Lega del Cane. “Non serve creare una persona che controlli. Chiunque, in primis i vigili (dato che al momento dell’accalappiamento devono obbligatoriamente esserci insieme alla ditta autorizzata) o un mandatario comunale potrebbe andare a visionare i propri animali in queste strutture, ma non sembra interessare a nessuno”, risponde Voci. “E se chiami i responsabili a livello provinciale per il randagismo, ti rispondono che sono in ferie, giusto nei giorni dove noi abbiamo il top del lavoro”, sottolinea Voci. “Manca la volontà e l’interessamento non solo dei cittadini, ma delle amministrazioni del comprensorio. Per ora possiamo essere fieri di rappresentare uno dei pochi Comuni calabresi che meritano un posto d’onore nella tutela dei cani e nella prevenzione del randagismo – continua Voci – ma perché accontentarsi? “Speriamo che a settembre, insieme a nostro sindaco Ernesto Alecci, possiamo ricevere l’autorizzazione per far diventare il nostro rifugio un ambulatorio sanitario – conclude Voci – mentre per quanto riguarda la questione economica, ai Comuni converrebbe convenzionarsi con noi, perché i prezzi del rifugio li facciamo netti, e perché ci teniamo a promuovere le adozioni in modo da donare al cane una nuova vita in famiglia, e passare ad assistere i nuovi arrivati”.
Isabelle Nieto