Vincenzo Gallelli alias Cenzo Macineju di Badolato, Andrea Santillo detto Nuzzo sempre di Badolato, Andrea Cosentino di S. Andrea, Fiorito Procopio, Michele Lentini e Mario Mongiardo di S. Sostene, Gerardo Procopio detto Gerry il Biondo, Alessandro Borgnis e Maurizio Gallelli (gli ultimi cinque già ristretti in regime carcerario). Questi i presunti esponenti delle cosche Gallelli e Procopio-Mongiardo che per circa venti anni avevano costretto l’imprenditore Andrea Dominijanni, gestore di fatto del villaggio Nausicaa di S. Andrea, e imprenditore che aveva ottenuto in appalto vari lavori sul territorio, tra i quali la realizzazione del sottopasso ferroviario di S. Andrea Apostolo dello Jonio (in subappalto da una ditta campana), a continui pagamenti di denaro nel caso del villaggio (circa 7.500 euro all’anno fissi oltre ad altri ingenti pagamenti in un’unica soluzione), e all’impiego “forzato” dei mezzi industriali (camion) riconducibili alla famiglia Gallelli nel caso dei lavori pubblici.
Gli otto arrestati sono accusati di vari reati tra i quali estorsione aggravata, secondo l’ordinanza emessa dal gip Sergio Natale ed eseguita dalla polizia di stato di Catanzaro. “La nostra tendenza è quella di portare gli imprenditori a fidarsi sempre di più dello stato, grazie al clima di fiducia che si è creato tra noi inquirenti e l’imprenditore vessato”, ha spiegato stamattina Giovanni Bombardieri, procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, nella conferenza stampa che si è svolta in Questura nel capoluogo calabrese, alla presenza del pm Vincenzo Luberto, il questore di Catanzaro Giuseppe Racca, il capo della squadra mobile della polizia, Teseo De Sancis, e i vertici del comando provinciale della Guardia di Finanza.
“Solidarietà completa nei confronti di chi ha avuto il coraggio di denunciare” ha sottolineato Bombardieri. “Un coraggio che va elogiato. E inquadrato in un clima di presenza e di ascolto da parte dello stato, a cominciare dagli ufficiali di pg della squadra mobile che raccolgono le prime confidenze, – ha evidenziato il procuratore – e proseguendo con il mio collega che ha svolto le indagini portando avanti un lavoro senza eguali”. Bombardieri ha anche enfatizzato il ruolo della stampa nel divulgare questo messaggio positivo: “Puntiamo a una rivoluzione culturale come è già successo in Sicilia: finché sono pochi gli imprenditori vessati dalla ‘ndrangheta che sono disposti ad aiutare le indagini, rischiano di essere un bersaglio – ha concluso il magistrato – ma se si è in tanti a parlare, allora la ‘ndrangheta subirà un colpo fatale, come dimostrano i risultati di questa indagine”.
Teresa Pittelli (ha collaborato Oreste Montebello)