Prima di iniziare a leggere è fondamentale dare un’occhiata alle immagini della galleria fotografica e trovare l’unica differenza. Non sarà difficile. Fatto? Bene, possiamo cominciare. Inutile dire che i nostri eroi sono convinti che, solo per fare pochi esempi di normalità e intelligenza, in piazza San Marco (Venezia), piazza Duomo (Siracusa), piazza della Repubblica (Perugia), piazza Maggiore (Bologna) e piazza del Campo (Siena) sarebbe stato più idoneo costruire un mausoleo dedicato a tutto ciò che di brutto viene in mente e chiamarlo “dehor” piuttosto che mettere quattro sedie attorno a un tavolino sotto un ombrellone. In piazza della Signoria, il suolo irregolare ha convinto, invece, il Comune di Firenze a dare l’ok alla realizzazione di una pedana. Che dilettanti! In piazza Monumento a Satriano, infatti, si è andati oltre scommettendo sulla brutta copia del Partenone di Atene. C’è poco da sorprendersi. Del resto, i centri commerciali e le piazze virtuali hanno cambiato radicalmente il concetto di agorà. Soprattutto in quelle realtà che, nel corso degli anni, sono state inesorabilmente saccheggiate dall’emigrazione. Satriano ne è un chiaro esempio. Ciononostante ogni satrianese che si rispetti, quando torna in paese, viene assalito dalla “sindrome della Bicocca”. Solo dopo aver fatto un giro completo attorno al Monumento ai Caduti, il ritorno a casa può considerarsi davvero tale.
Da qualche settimana a questa parte, però, il figliol prodigo fedele alla tradizione deve stare ben attento a dove mette i piedi. E già, perché non ci si può più permettere di essere presi da incantamento, mentre si guarda la sempre bella e santa Maria d’Altavilla, senza correre il rischio di rompersi il setto nasale. Manco fossimo all’autodromo di Monza e, in particolare, all’altezza della mitica parabolica, il “transeunte” è costretto a salire sul cordolo per evitare la collisione con quello che chiameremo, da questo momento in poi, il nuovo mostro. Un’opera architettonica di dubbio gusto. E che a nostro parere pone qualche questione di rispetto delle regole. Siamo sicuri, però, che la sempre solerte amministrazione comunale satrianese farà rispettare le condizioni iniziali del progetto che è stato approvato lo scorso 17 giugno dall’ufficio tecnico e avallato dalla polizia stradale, a quanto risulta, con una la “limitazione” ben chiara secondo la quale “nessuna copertura è ammissibile sulla pedana, pertanto travi e pilastri non possono essere realizzati”. Guardando la foto del nuovo mostro, pare che il divieto non sia stato rispettato.
Ma veniamo a noi. Molto spesso, nel mondo, noi italiani veniamo accusati di essere fondamentalisti del bello: meglio inutile che brutto! A questo punto, però, ci sorge un dubbio: o chi ha ideato e approvato il nuovo mostro non è italiano, oppure fa parte della sempre folta schiera di chi da decenni maltratta il nostro territorio: “Voi satrianesi non avete gusto. La struttura non è bella, ma bellissima”, sosteneva presuntuosamente un rappresentante dell’amministrazione comunale che, almeno su una cosa, ha ragione: chi lo ha eletto non ha molto gusto. Tra coloro che “mai non fur vivi” includiamo anche tutti quelli che hanno affidato al mugugno e al fato, o forse agli dei, le speranze di riappropriarsi della piazza e possibilmente anche di quella panchina che non sappiamo con l’autorizzazione di chi sia stata rimossa per fare spazio a un’anca del nuovo mostro. Una novella Idra dai sei pilastri che ha visto la luce con il malcelato obiettivo di impossessarsi di un luogo sacro. Ed è proprio su questo punto che l’indignazione raggiunge livelli insospettabili anche tra i più mansueti. Tra quelli che, sempre senza fare rumore “se no pare brutto”, puntano il dito verso chi ha violato la verginità della piazza, dimenticandosi però di quegli “sciaurati” che hanno dato il via libera all’oscenità mettendo la propria firma sullo “stupro”.
E sì, perché non tutti (nemmeno in Italia!) sono obbligati a saper distinguere il bello dal brutto. Tuttavia è dovere di chi è stato eletto non solo quello di far rispettare le regole ma anche, qualora la legge dovesse permettere davvero la realizzazione del nuovo mostro (ne dubitiamo fortemente e, per questo motivo, chiediamo il parere della Soprintendenza), quello di avere la delicatezza di coinvolgere i propri concittadini che, loro malgrado, si sono visti sottrarre una parte importante del loro borgo. E per dimostrargli, inoltre, che non sono importanti solo a ridosso delle elezioni. O si torna a una pedana dalle giuste proporzioni o la via più opportuna è quella di un referendum consultivo: è questo quello che chiedono i mugugni dei satrianesi. Una decisione del genere non può e non deve essere subita da nessun popolo e, a maggior ragione, mai e poi mai dalla maggioranza di quel popolo. E se il brutto vincerà, ce ne faremo una ragione. In una democrazia funziona così.
Raffaele R. Riverso (ha collaborato Massimiliano Chiaravalloti)