Lavorare gratis per il Comune? Antonio Pellegrino chiarisce motivi e obiettivi del suo incarico

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Palazzo di città
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“Se in questi tempi di vacche magre per gli enti locali e scarsa partecipazione dei giovani alla vita politica qualcuno vuole impegnarsi a titolo gratuito per il proprio Comune dovrebbe essere apprezzato, invece di destare lamentele. Anche se magari la liberalità nello spendersi per la comunità non è da tutti”. Così Antonio Pellegrino, professore di lettere quarantenne, nominato di recente nello staff del sindaco di Soverato, Ernesto Alecci per supportare il primo cittadino con la propria expertise in campo culturale, della comunicazione e della formazione, risponde alle obiezioni che qualcuno ha sollevato nei giorni scorsi sulla legittimità degli incarichi a titolo gratuito suo e di Giampiero Girillo (che presterà la sua consulenza in campo finanziario). Obiezioni che fanno riferimento non certo alle persone e alla loro professionalità, ma alla normativa sugli enti locali che chiederebbe di inquadrare come “collaboratori a tempo indeterminato” i membri dello staff sindacale.

“L’amministrazione Alecci ha avuto già questo merito: di portare all’impegno per la comunità una generazione che finora si era tenuta – o era stata tenuta – lontana dalla politica. Una generazione di trenta-quarantenni che ha invece tantissimo da dare. E che inoltre è stata individuata attraverso un criterio spesso sconosciuto che si chiama competenza”, prosegue Pellegrino. “E’ indubbio che nei campi per i quali siamo stati chiamati a collaborare abbiamo accumulato curriculum e qualità propositive importanti – puntualizza Pellegrino – mentre invece in molti altri casi l’attribuzione di incarichi, prebende e indennità si fa sulla base della fedeltà politica”.

Quali i primi impegni di Pellegrino nello staff di Alecci? “La priorità per me è riportare Soverato a esprimere un’offerta culturale che non sia solo di eventi, ma un brand integrato che la caratterizzi nel basso jonio, in regione e magari anche fuori regione”, spiega Pellegrino. “Un polo culturale che possa richiamare un’utenza ampia, valorizzando in particolare il potenziale delle scuole – prosegue – e coordinando tutte le iniziative e i diversi filoni associativi”.  Con una premessa importante: “Nella mia visione è meglio fare un evento in meno, laddove venga fatto pur di farlo, e piuttosto programmare a media e lunga scadenza”, spiega il professore, “ovviamente confrontandosi con gli assessori competenti e con il sindaco per vagliare e concertare ogni proposta”.

Teresa Pittelli

 

 

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