La compagnia Nicola Valentino in “Pillole d’Ercole” tra piccante ironia e critica sociale. Incassi a “Orlando il Guerriero”.

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La compagnia teatrale “Nicola Valentino” ha presentato al teatro comunale di Soverato Le pillole d’Ercole, una commedia brillante a firma di Charles M. Hennequin e Paul Bilhaud, datata 1904 ma assai attuale. È un testo che ruota intorno agli equivoci che complicano l’intreccio e tuttavia la trama scorre e il pubblico riesce a seguire, senza difficoltà alcuna, le varie storie della trama. Protagonista è il dottor Lo Turco che ha sposato la bella Angelica, ma la coppia non riesce a concepire un figlio e pertanto decide di affidarsi alle acque di Fiuggi.

Il colpo di scena è l’ apparizione di mister Backson, un miliardario americano che chiede soddisfazione al dottore per aver consumato un rapporto con sua moglie. Lo Turco scopre che quella sera, a sua insaputa, il collega dottor La Vita, gli aveva fatto ingerire una pillola d’ ercole, un farmaco di sua invenzione capace di sanare l’impotenza e la sterilità. L’americano però vuole lavare l’ onta subita secondo l’ antica legge “occhio per occhio, dente per dente”: pretende di giacere con la moglie del dottore che, disperato, si affida a La Vita. I due inviano, con mille scuse, Angelica a Fiuggi, organizzano il soggiorno di Lo Turco a Montecatini con una ragazza di facili costumi che spacceranno per la moglie e con la stessa giacerà Brackson.

Sembra tutto perfetto ma le cose si complicano, e vale la pena vedere la commedia per scoprirne tutti i fraintendimenti spassosi e i colpi di scena di sicuro effetto comico, sostenuti dall’ottima recitazione di tutti gli attori: Mimmo La Torre nel ruolo di Augusto, l’infermiere di Lo Turco; Franco Pardo (mister Brackson); Caterina Sabatino nel ruolo di Angelica; Federica Palaia (Odette); Mema Cutruzzulà (Signorà Rorò); Pino Vitale (Massimo); Rosanna Agresta (Sidonia); Rosanna Talirico (Francesca); Menotti Ranieri (dottor La Vita). Una menzione particolare per Generoso Schicchitano (dottor Lo Turco) e per Lino Caridi che in scena ha interpretato il colonnello Locatelli, ma i suoi meriti principali sono relativi alla regia che ha curato con sapienza, scegliendo assai bene gli attori e dosando al meglio i tempi scenici.

La commedia è leggera, ma non banale, perché dietro il comico si cela la critica dell’autore a certa borghesia sempre attenta alle apparenze, sempre alla ricerca di quella “sanità” che già uno scrittore del calibro di Svevo aveva ferocemente criticato. Quella borghesia ancora influenzata dal positivismo e fiduciosa nella scienza, vista come panacea di tutti i mali; intrisa di razionalismo che spesso si riduce a mero calcolo, ad attenzione all’ utile e non è un caso che in più scene i medici mostrino un attaccamento particolare al denaro, così come lo palesa l’infermiere e la cameriera Francesca, la bella
Odette e la madre che cercano il classico buon partito; ma chi incarna tale difetto è mister Brackson che in nome degli affari è pronto a sacrificare tutto, anche l’onore. Un personaggio che richiama i rusteghi goldoniani, la loro chiusura mentale, la loro mera attenzione alla “roba”. È un individuo che nonostante sia miliardario non è riuscito a migliorarsi: non sa cosa sia l’eleganza, non riesce a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dei sentimenti autentici.

L’unico personaggio che non mostra attaccamento al denaro è il colonnello, ma è anch’egli incapace di vivere sentimenti autentici e pare guidato dalla brama di possesso, da un vitalismo fine a se stesso. Emerge altresì una critica alla mentalità borghese relativa alla concezione della donna che spesso diviene oggetto e può, nel peggiore dei casi, ridursi a merce da comprare o fittare; anche la donna amata, la moglie, è comunque una donna che si può tradire e deve capire  che la cosa può capitare, deve razionalizzare, mentre l’ uomo tradito grida vendetta e può, anzi, deve chiedere soddisfazione. Tutto ciò va contestualizzato, perché l’ opera risale ai primi anni del secolo scorso, ma chissà perché sembra maledettamente attuale! Ben curata la scenografia e bellissimi i costumi. In sala il pubblico, assai numeroso, si è divertito e non si può tacere il fatto che l’ incasso è stato devoluto in beneficenza, per sostenere “Orlando il Guerriero” che lotta contro un male che lo ha colpito, ma non piegato (infatti Orlando è riuscito a volare a New York ed è in attesa di una delicatissima operazione chirurgica, ndr).

Antonio Pellegrino

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