Don Bosco e noi, l’emozionante rappresentazione degli alunni delle Fma Soverato

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Scena recitata nella Chiesa dell'Ausiliatrice (Istituto Fma, Soverato)

Don Bosco e noi! Per onorare il 31 gennaio, festa di S. Giovanni Bosco, quest’anno l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Soverato ha messo in scena una toccante e ricchissima rappresentazione della vita del Santo dei giovani, ispiratore della casa salesiana delle Fma che da circa un secolo accoglie i bimbi e i giovani dall’asilo fino al liceo. E proprio tutti sono stati coinvolti nella magia del percorso che ha guidato genitori e spettatori per accurate, colorate, gioiose mise en scene di un cammino lungo una vita. Scene ripetute ogni mezz’ora in continua dai piccoli attori, per permettere al pubblico di visitarle a gruppi e fruire nel migliore dei modi dell’esperienza.

Don Bosco e noi
Don Bosco e noi

Si è partiti dalla Chiesa di Maria Ausiliatrice con una sorta di introduzione a “Don Bosco e noi”: i bambini della seconda e terza primaria, vestiti da contadini dell’800, recitavano scene di gioco nei campi alternato a momenti di preghiera sotto la guida di don Bosco. A caratterizzare la scena la contentezza e l’allegria dei bimbi, eco dei tanti cortili e delle tante chiese nelle quali schiere di giovani hanno accolto il messaggio di gioia di don Bosco. Molto toccante, passando nelle aule scolastiche della primaria, il sogno dei nove anni, recitato da un giovanissimo Giovannino accanto a un ragazzo del liceo che impersonava Gesù. “Come farò a parlare di religione a quei monelli?” chiedeva un po’ spaesato Giovanni a quel Gesù dagli occhi azzurri che lo abbagliava. “Ti darò una maestra: colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno”, è la risposta che prelude all’ingresso in scena della Madonna. E qui si compie il miracolo: i tanti lupetti personificati dai bambini della scuola d’infanzia si trasformano in altrettanti agnelli, con un’entrata a effetto anche grazie ai costumi indossati dai più piccoli.

don bosco e noi
Don Bosco e noi

Di aula in aula si passa dalla cucina domestica dove mamma Margherita cuce davanti al fuoco, cercando di calmare le intemperanze del figlio Antonio, indispettito dal fatto che Giovannino studiasse su un grosso libro di grammatica anche a tavola, mentre lui faticava già nei campi. “Vedi che io sono diventato grande e grosso senza libri”?, apostrofa il fratello più piccolo. “Ma anche il nostro somaro è cresciuto molto senza studiare!”, è l’arguta risposta di Giovannino, che nell’aula successiva appare con la veste talare, quando conquistò il primo dei “suoi” giovani, Bartolomeo, togliendolo dalla strada e avviando l’oratorio. Nell’atrio d’entrata, intanto, tutti i bimbi della primaria sono intenti ai lavori da fabbro, falegname, scalpellino, tra incudini, fuoco e strumenti che hanno attirato l’attenzione dei bimbi, insieme agli ottimi dolci, preparati con l’aiuto delle mamme di Mettiamoci il cuore e offerti a tutti i presenti.

Nelle aule della materna, infine, le scene di vita di una giovane S. Maria Mazzarello, subito conquistata con entusiasmo e determinazione dalla santità di don Bosco, e la predicazione del santo davanti ai piccoli della prima primaria, con i messaggi più importanti del suo sistema “preventivo” di educazione, introdotti da un presentatore e accompagnati da una ricca scenografia di vita campestre, botteghe in cartapesta e gallinelle (vere!) comprese. “Quest’anno abbiamo scelto un lavoro di insieme tra tutti i nostri allievi guidati dalla comunità educante per esprimere non con discorsi o scritti ma dal vivo quello che don Bosco è stato ed è ancora oggi” è il commento di suor Ausilia De Siena, direttrice dell’istituto, soddisfatta per l’entusiasmo mostrato dai tanti presenti a una rappresentazione che lascerà il segno nei cuori del grandi e dei piccoli della comunità.

Teresa Pittelli

 

 

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