Niente campo estivo. La doccia fredda arriva pochi giorni fa. Dopo che tutto era ormai pronto: valigie fatte, mamma e papà emozionati e contenti, i ragazzi euforici: è un appuntamento che in molti aspettano un anno intero. Come Mino, paraplegico in carrozzina che al campo estivo Unitalsi di Soverato – un’istituzione ventennale – ha trovato la fidanzata, Colomba, ora diventata sua moglie. O come Luca, ventenne di Davoli (Cz) che al campo si gode dieci giorni di mare, di interazione e affetti tutti da scoprire, divertimento al di fuori dei soliti percorsi obbligati. Come Giusy ed Eleonora, sorelle di Taurianova che aspettano quei dieci giorni che le fanno sentire come tutte le altre, giovani, vive, partecipi.
Su questi ragazzi, una ventina da Soverato e comprensorio, e le loro famiglie è appena arrivata la brutta notizia: “Fermi tutti, scusate, il campo non si fa”. E non è uno scherzo, purtroppo. Ma la cruda realtà del burocratese. “La scuola materna Padre Pio, tradizionale sede del campo e luogo perfetto dove svolgerlo per dotazione di servizi, bagni a norma e spazi interni/esterni, non è più disponibile per lavori in corso, iniziati lo scorso 3 luglio e che dureranno fino al 28 luglio, nelle stesse date del campo estivo che sarebbe dovuto iniziare domani”, racconta un indignato Pino Pipicelli, medico del 118 e presidente della sezione Unitalsi di Soverato. Ma come è successo? Perché l’Unitalsi non era a conoscenza della programmazione di quei lavori?
La rabbia e la delusione dei volontari della sezione, gente che da anni si cura di ammalati e disabili mettendo proprio tempo e denaro a disposizione per una missione di carità, è andata in onda ieri sera, quando al di fuori dell’abituale riservatezza hanno invitato la stampa alla loro riunione per parlare di questo disastro. “Ritengo di non aver trovato grandissima empatia nella dirigenza scolastica ultimamente, e per evitare inconvenienti quest’anno ho fatto richiesta già a marzo”, osserva Pipicelli. “Dal Comune, proprietario dell’immobile, è arrivato l’ok con delibera del 6 giugno scorso, abbiamo quindi fatto partire la macchina organizzativa, coinvolto la società di ristorazione Siarc, attivato l’assicurazione, l’Afadi, volontari ed educatori”, prosegue Pipicelli. “Ma a fine giugno è arrivato lo stop. Con la notizia dell’inizio lavori alla scuola materna”, conclude Pipicelli. Mancanza di dialogo tra scuola e Comune, quindi?
L’amarezza è grande dalle parti di via Giordano Bruno, sede dell’Unitalsi soveratese peraltro in affitto, per la quale i volontari si tassano per pagare ogni mese la pigione. Costernata la vicepresidente Elisabetta Sergi. Molto deluso anche don Roberto Celia, parroco di S. Sostene vicino all’Unitalsi. “Il messaggio che abbiamo ricevuto è di disinteresse, ma il campo non è solo un’attività caritativa per chi è più sfortunato. E’ un fatto di coesione sociale, salute di comunità e ha un altissimo valore educativo”, riflette il sacerdote. L’istituto circolo primo di Soverato, diretto da Maria Spanò, precisa però di aver programmato i lavori relativi al finanziamento Miur “Scuole belle” già da molto tempo, con tassative scadenze da certificare per non perdere il contributo statale. E di averne informato il Comune ai primi di giugno (forse un po’ tardi?), una volta ricevuta la delibera dell’ente di concessione della scuola all’Unitalsi. “Impossibile eseguire la riqualificazione in altro periodo, dal momento che in agosto toccherà necessariamente alla sede centrale di via Olimpia attualmente ancora aperta”, spiega la direzione, secondo cui la dirigente avrebbe proposto alla ditta di sospendere i lavori dopo la fase di pittura, rimandando la sanificazione dei pavimenti a dopo il campo Unitalsi, idea rivelatasi però inattuabile.
Il Comune nel frattempo si è attivato per trovare una sede alternativa, mettendo a disposizione altri due immobili, l’Acquario comunale e la scuola di Soverato superiore, con un pulmino a carico dall’amministrazione. E il sindaco Ernesto Alecci fa sapere di star cercando ulteriori soluzioni. Secondo Pipicelli, però, è difficile adattare sedi diverse alle esigenze del campo, visti i tempi stretti. “Cucina, frigo industriale, aule ampie per dormire separando le donne dagli uomini, bagni adatti e posizione vicina al mare in modo da portare in spiaggia agevolmente al mattino questi ragazzi e lasciarli liberi di uscire la sera con il volontario, per gustare l’ebrezza di una pizza, di un gelato, di vedere le giostre: veri lussi per loro, che magari durante l’anno stanno chiusi tra le mura di casa e del centro riabilitativo”, concludono i volontari. Che sperano in un miracolo dell’ultima ora. E chiedono che “questa ingiustizia non si ripeta mai più”. Nel video qui sotto le parole di Mino Mammolenti, disabile che spiega cosa significa il campo estivo per una persona con i suoi problemi, e ragazzo che proprio in questo soggiorno ha trovato l’amore e la compagna della vita.