Nascita, parto rispettato e diritti delle donne: in Calabria i primi frutti.

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Alcuni dei protagonisti del convegno del 2016 al Pugliese
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Il convegno su vbac e parto rispettato al Pugliese di Catanzaro

Un anno fa i pochi medici presenti al convegno Vbac e parto rispettato: evidenze scientifiche e pregiudizi culturali, che era tenuto all’ospedale Pugliese Ciaccio sabato 5 marzo 2016, abbandonarono la sala con toni dal concitato al perplesso allo sdegnato. E comunque dopo aver pronunciato sentenze inappellabili sulla “impossibilità” di procedere al vbac, cioè il parto naturale dopo cesareo, nell’ospedale del capoluogo regionale, che ospita ben due reparti di ginecologia e ostetricia, dei quali uno universitario. Parto naturale dopo cesareo che tutta la comunità scientifica mondiale, così come le linee guida del Ministero della salute italiano e della Siog, la società italiana di ostetricia e ginecologia, raccomandano come appropriato e più sicuro dopo uno o due cesarei, in condizioni di fisiologia, rispetto a un taglio ripetuto. Taglio al quale si dovrebbe ricorrere solo se salva-vita e del quale si abusa invece in Italia, con una delle percentuali più alte al mondo pari a circa il 35% contro il 10-15% raccomandato dall’Oms, soprattutto al Sud.

Licia Aquino (ostetrica), Francesca Alberti (presidente Innecesareo) e Teresa Pittelli (giornalista)
Da sinistra Licia Aquino (ostetrica) e Francesca Alberti (presidente associazione Innecesareo)

Eppure, grazie alla lotta delle mamme, molte delle quali presenti in quella sala, delle ostetriche e degli operatori di buona volontà, di studiosi che si sono messi al servizio della “causa calabrese”, una delle regioni più arretrate su questi temi, della società civile più attenta e di qualche politico in ascolto, in questi dodici mesi ne è passata di acqua sotto i ponti! Uno dei risultati più vistosi è la proposta di legge regionale sul miglioramento del percorso nascita e sul rimborso del parto in casa, che ha incassato lo scorso 25 gennaio, nel corso di un convegno dove il clima era ben diverso da quello del 2016, a cominciare dalla location che era la stessa Cittadella regionale, il sostegno convinto dei massimi vertici della commissione sanità del Consiglio regionale calabrese: il presidente Michele Mirabello e il vicepresidente Baldo Esposito.

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Il camper rosa delle madri davanti alla Cittadella regionale (foto Cristina Masiani, Innecesareo). 

Nel corso del convegno sono stati presentati i dati della prima ricerca sulle donne calabresi condotta dai collegi delle ostetriche di Cosenza e Reggio Calabria (Catanzaro assente non giustificata e che si spera, per dirla con le parole di Baldo Esposito, che non manchi ad altri storici appuntamenti). Un’indagine condotta da Michele Grandolfo, già dirigente ricerca dell’Istituto superiore della sanità, relativa a modalità, esiti e soddisfazione in gravidanza, parto e puerperio. Dai dati è emerso il desiderio delle donne di partorire spontaneamente e in maniera più rispettata, cioè con il minor numero possibile di interventi medici inappropriati e potenzialmente dannosi, a cominciare dal monitoraggio in continua, dalle induzioni e dalle episiotomie per culminare nel taglio cesareo, tutti ancora troppo diffusi (vedi risultati della ricerca). Il convegno ha messo in luce come approdo fondamentale che il miglior percorso nascita, sulla falsariga di quanto già fatto in Trentino e in fieri in altre regioni, è quello che prende in carico la donna in gravidanza fisiologica attraverso le figure di assistenza più appropriate, vale a dire l’ostetrica, il consultorio e le strutture territoriali di base, accompagnandola nel rispetto della fisiologia e senza ansie o controlli ultra-norma alla nascita. E facendo intervenire solo nei casi di patologia la figura in questo caso adatta, vale a dire il ginecologo.

Consultori che operano sul campo come quello di Trebisacce (Cs), dove le donne hanno preso coscienza del proprio corpo e del proprio parto scrivendo anche toccanti testimonianze sul percorso che le ha portate magari da una nascita con cesareo o medicalizzata a una seconda (ri)nascita diversa e rispettata, o quello di Melito Porto Salvo, Rc (entrambi splendidamente “impregnati” dell’opera di Anna Domenica Mignuoli e Paola Infortuna, rispettivamente presidenti dei collegi ostetriche Cosenza e Reggio Calabria), servono a tracciare la strada anche per gli altri. Tra questi quello di Soverato (Cz), fiore all’occhiello di un vasto territorio, della mia esperienza nel quale vi parlerò più dettagliatamente nei prossimi giorni.

Tanti piccoli pezzi di cammino svolto con tante donne, troppe per citarle tutte, volontarie, associazioni, mamme, ostetriche, che in questo anno sono maturati anche in me portando come frutto un “hba3c”, cioé parto in casa dopo tre cesarei, che proprio quel 5 marzo dello scorso anno, in quel convegno organizzato da Innecesareo Onlus e dall’associazione Acquamarina all’ospedale Pugliese – convegno che io moderavo – è germogliato nella mia coscienza oltre che nella mia pancia (avevo scoperto proprio quel giorno di aspettare il mio quarto bimbo che ora ha tre mesi e mezzo). Una nascita che mi ha restituito competenze che mi erano state tolte, pelle a pelle immediato con il mio bimbo che mi era stato negato, forza, tenacia e autonomia di pensiero e giudizio dovendo scegliere da un lato sulle evidenze scientifiche e le esperienze del Centronord Italia (in aumento), inglesi e nordeuropee (tante e consolidate), e sulle opinioni e paure di operatori consultati nell’ambito del sistema regionale nonché dell’entourage familiare e amicale. Un’esperienza unica che, presto, varrà la pena di raccontare anche qui. Per oggi intanto #avantitutta donne, mamme e uomini di buona volontà! Anche questo è il mio, il nostro, 8 marzo. #illmio8marzo

Teresa Pittelli

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