“Due cose al volo, da giornalista e non piu’ da imputato: il giudice ha autorizzato le video riprese dei colleghi, accettando di dare massima diffusione all’importante trionfo della libertà di stampa; la Procura di Palmi ha chiesto l’assoluzione con formula ampia, ammettendo che la mia inchiesta giornalistica non ha offeso la giustizia”. Questo lo sfogo a caldo del 14 luglio scorso – data simbolo della presa della Bastiglia ma giornata importante per la giustizia e la libertà di informazione in Calabria – di Agostino Pantano, giornalista assolto dall’accusa di “ricettazione di notizie” secretate, per la quale ha subito un processo durato 20 lunghi mesi rischiando otto anni di carcere. L’assoluzione è stata chiesta e ottenuta davanti al tribunale di Palmi, giudice monocratico Silvana Labate. dallo stesso procuratore, Domenico Cappelleri, perché “il fatto non sussiste”, accogliendo con formula piena e terminativa la tesi difensiva dei legali del giornalista.
Pantano nel 2009 aveva scritto una serie di articoli sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Taurianova (Rc), informando correttamente i lettori anche sui contenuti della relazione prefettizia relativa allo scioglimento. Un lavoro di approfondimento che ovunque nel mondo verrebbe riconosciuto e premiato quantomeno con una pacca sulla spalla, e che invece a Pantano era costato la querela dell’ex sindaco Rocco Biasi (all’epoca non più primo cittadino ma comunque ritenutosi “parte offesa” dall’inchiesta di Pantano). Nel 2011, all’atto di archiviazione da parte del gip di Cosenza della querela per diffamazione ritenuta insussistente, il pm di allora rinviò però gli atti alla procura di Palmi ipotizzando “la ricettazione di notizie”, un reato punito dal codice penale per chiunque “tragga profitto da cose di illecita provenienza”. In questo caso quale sarebbe stato il profitto del cronista? Scrivere una cronaca appunto! Traendola da una relazione della quale era entrato in possesso, facendo quello che i bravi cronisti devono fare, ovvero cercando e procurandosi fonti e documentazione da porre a base di quanto scrivono. Un’accusa per la quale Pantano era stato rinviato a giudizio.
Tantissime le dimostrazioni di stima, sollievo, felicità e vicinanza da parte di colleghi, stampa locale e nazionale, società civile e amministratori vari subito dopo la lettura della sentenza di assoluzione, anche se in questi anni Pantano non ha nascosto amarezze e senso di isolamento. A stargli accanto nella sua battaglia, di civiltà prima che sociale, tra gli altri, alcuni colleghi, Immacolata Corso di cosavostra.it, i suoi legali Salvatore Costantino e Claudio Novella, i senatori Ricchiuti e Molinari, don Ennio Stamile e i presidi di Libera Reggio Calabria e Foligno. Il sindacato guidato da Carlo Parisi nel commentare su Giornalistitalia,it la sentenza ha detto: “Giustizia è fatta, anche se per affermare uno dei più elementari principi della libertà di stampa ci sono voluti venti mesi di processo al termine di un’odissea di cinque anni”. Si chiude oggi il “caso Pantano”, giornalista che nel suo coraggio di scrivere di mafia, ma anche di “antimafia”, di guai e casi comunque ne ha visti anche altri (ha denunciato Giovanni Pecora per diffamazione a seguito di insulti ricevuti dopo un’inchiesta che Pantano ha scritto sulla residenza della famiglia Pecora in un edificio confiscato a un boss. Pecora è stato assolto dall’accusa, ndr).
Ad Agostino gli auguri della redazione dell’Esuberante.it, certi che di un giornalista coraggioso, libero e credibile come lui questa terra ha più che mai bisogno. Anche se il vero scoop – come rivelatoci dal giornalista in esclusiva – è che adesso “Pantano va in vancanza!” (qui il video dell’assoluzione pubblicato dalla testata on line reggiocalabriaweb.it).
Teresa Pittelli