Catia Viscomi, interrogazione alla Camera: Lorenzin invierà ispettori al Pugliese?

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catia viscomi

Si avvicina la data del 7 maggio, quando saranno due anni che Catia Viscomi, giovane mamma soveratese, è finita in coma nel dare alla luce il suo primo figlio con parto cesareo all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. E grazie alla determinazione della famiglia di Catia, con in testa il marito Paolo Lagonia, non solo sono state riaperte le indagini con rigetto della richiesta di archiviazione del caso, ma nei giorni scorsi è stata depositata alla camera – in commissione affari sociali – un’interrogazione parlamentare sulla vicenda a firma di Andrea Colletti, il portavoce del M5S che ha mantenuto la promessa annunciata un mese e mezzo fa.

E ha depositato l’interrogazione parlamentare per chiedere al ministro della salute (Beatrice Lorenzin, ndr) “se abbia già disposto o intenda promuovere, per quanto di competenza, un’ispezione presso l’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro per verificare perché non venne mai sospesa o licenziata la dottoressa Loredana Mazzei (anestesista ritenuta dal pm responsabile dei fatti e successivamente deceduta), e se vi siano stati altri casi in cui il suo comportamento abbia provocato danni o decessi ai pazienti del medesimo ospedale”. Una domanda forte e chiara, dunque, tesa a gettare luce su aspetti finora rimasti oscuri, e che sarebbero stati sepolti insieme alla sfortunata anestesista, se la famiglia non avesse lottato ottenendo, ben assistita dall’avvocato Giuseppe Incardona, di non far archiviare il caso. Attualmente i giudici si sono dati sei mesi di tempo per concludere le ulteriori indagini, avvalendosi di tre periti. Entro il prossimo giugno scadrà quest’ulteriore proroga, e prima di quella data si conosceranno gli eventuali sviluppi giudiziari.

Intanto però l’interrogazione parlamentare che chiama in causa il ministero della salute – ministero che si è già mosso chiedendo delucidazioni alla Regione Calabria – è un altro passo significativo nella direzione di fare luce sulla terribile vicenda. L’interrogazione ripercorre quella drammatica notte del 7 maggio, e ricorda che “secondo la consulenza tecnica di parte disposta dal pubblico ministero ed affidata ai professori Albarello e Pietropaoli, l’anestesista, dottoressa Mazzei, è stata ritenuta responsabile di un grave errore sanitario avendo assunto durante il parto cesareo un comportamento contrassegnato di imperizia e negligenza”. L’atto ricorda che la Mazzei da diversi anni “presentasse un quadro clinico contrassegnato da comportamenti ispirati a un misticismo esasperato”, la richiesta di sollevarla dall’incarico avanzata da “Fabrizio Gennari, primario dell’ospedale Pediatrico «Bambino Gesù» di Roma che aveva stipulato un rapporto di collaborazione con l’ospedale Pugliese-Ciaccio”, e il procedimento disciplinare nei suoi confronti aperto nel 2012 ma poi archiviato.

Il documento richiama quindi la vicenda processuale, ribadendo i motivi dell’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione, istanza accolta dal gip l’11 gennaio scorso. Motivi che puntano in primo luogo sul fatto che l’evento si sia “verificato all’interno di una sala operatoria nella quale erano presenti altri quattro soggetti professionisti, tenuti a svolgere attività medico-chirurgica in équipe, cioè attività contraddistinta da costante collaborazione e interazione per il raggiungimento di un obiettivo comune (vita e integrità psicofisica della paziente)”. L’atto richiama “dichiarazioni rese a esclusivo sfavore della Mazzei, come se ella fosse stata l’unico soggetto ad avere accesso al monitor di sala operatoria e soprattutto a dover vigilare sull’andamento dell’operazione”. In secondo luogo “non si è adeguatamente approfondito il comportamento tenuto dai vertici dell’azienda sanitaria, nonché dal primario della rianimazione Mario Verre (diretto superiore della Mazzei) risultando palese che a causa delle problematiche comportamentali della Mazzei, inibirle di operare in area di emergenza già dal 2012 avrebbe dovuto rappresentare un obbligo inderogabile per il responsabile del servizio”, argomenta l’interrogazione che recepisce in toto la memoria difensiva della famiglia. Famiglia che ringrazia il deputato Colletti e resta ora in attesa della risposta del ministro, oltre che di quella della Regione Calabria. Nel frattempo il bimbo di Catia viene accudito con amore dal papà, mentre la sua mamma è ancora in coma in una struttura sanitaria di Crotone.

Teresa Pittelli

 

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